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Pina Renzi: storia di una attrice romagnola

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Signore e Signori, ecco a Voi: Pina Renzi!

1940 – Luminosa nel film “L’arcidiavolo”.

Pina Renzi, nasce a Ligi, frazione di Morciano di Romagna, il 16 Dicembre 1901 da Riccardo e Teresa Giulietti; battezzata “Giuseppa” è poi chiamata affettuosamente “Pina“. Dopo le scuole dell’obbligo va a completare l’istruzione nel collegio delle Maestre Pie a Rimini, diretto dalla zia suora. Ha la passione del teatro e, tra i quindici e i diciotto anni, durante le vacanze estive a Morciano recita nella compagnia filodrammatica locale “I Mattacci”. Sua madre gestiva una attività commerciale ma a Pina non interessava collaborare, così la convince a “raccomandarla”, tramite amicizie, all’attrice Nera Carini, “primadonna” della Compagnia Carini, diretta dal marito Luigi.

1925 – Pina, in viale Ceccarini a Riccione, reduce da un raid in Francia.

E’ il 1926 e il suo tirocinio è punteggiato di particine con qualche sporadica battuta. Finchè la “seconda donna” si trova in stato interessante e Pina si fa avanti, forte dal conoscere a memoria tutte le parti della commedia (Matrimonio di Figaro) che seguiva ogni sera da dietro le quinte. Pina si rivela attrice perfetta per i ruoli brillanti, con recitazione vivace e umoristica e comicità accentuata da inflessioni dialettali. Da allora le sue interpretazioni andranno a spaziare nel teatro, al cinema, alla radio e alla televisione.

1931- Compagnia Za-Bum. Pina è la 5ª da destra.

Ebbe un discreto successo negli anni trenta e quaranta. Nel 1933 dopo molto teatro, soprattutto nel genere della rivista, girò un film dal titolo «T’amerò per sempre»: sarà il primo di una lunga serie. Lavorò con i più famosi comici del suo tempo, tra gli altri Musco, Tino Scotti, Sergio Tofano, Totò e il giovane De Sica.

Pina regista di “Cercasi bionda bella presenza”.

Pina Renzi, si cimentò anche con la regia. Infatti nel 1942 girò un film dal titolo «Cercasi Bionda bella presenza», la storia di una ragazza appunto bionda di bella presenza, che sogna di diventare indossatrice in un grande magazzino; ma alla fine si accorgerà di avere solo sognato. Pina Renzi lavorò anche alla radio, dal 1953 al 1955, prendendo parte a varie rubriche radiofoniche quali: «Zig-Zag», «Signora Elisa», e alla televisione nel 1956 partecipò alla rubrica «Fortunatissimo» presentata da Mike Bongiorno, con il personaggio della “Signora Giovanna che nessuno l’inganna“; nel 1957 partecipò a «Lascia o Raddoppia», dove vinse il premio più alto, che per metà fu devoluto in beneficenza ai bambini poliomelitici. Una donna, un’attrice di carattere «tendenzialmente» triste, che per reazione sentiva dentro di sè l’impellente bisogno di far ridere gli altri.

1944 – Pina prima a sinistra con Luciano Tajoli (al centro), Alberto Sordi e Vittorio Gassman.

Leo Mancini l’allora Presidente dell’Azienda di Soggiorno di Riccione nel marzo del 1953 gli scrisse una lettera nella quale ringraziava l’attrice per i frequenti richiami che ella faceva alla spiaggia di Riccione durante le trasmissioni alle Radio Italiana e Svizzera. Intervistata dallo storico del cinema Josè Pantieri l’attrice romagnola gli confidò che gli sarebbe piaciuto essere bruna, invece era biondissima: “Avrei avuto il piacere di essere un po’ più esile, diafana quasi, ed ero un pezzo di figliola robustissima. Mi sarebbe piaciuto per esempio cantare, invece ho dovuto accontentarmi di recitare”.

1941 – Film “La forza bruta” con Juan De landa.

L’eclettica attrice incide anche alcuni dischi, avendo una grande passione per le auto partecipa come pilota in due raid automobilistici, non solo, scrive poesie e articoli sui giornali. Curiosità: in alcune biografie la data di nascita è il 1909 e interpellata per chiarire Pina Renzi rispose: “Diminuire gli anni è un vezzo tipicamente femminile… Che male c’è?”.

 

Pina Renzi muore a Riccione il 13 Luglio 1984, in sua memoria, il paese natale Morciano di Romagna le dedica una strada, non solo, per i quarant’anni dalla sua scomparsa viene anche intitolato a suo nome il Teatro-Auditorium.

Della sua Morciano, Pina aveva scritto: “Una Morciano che fu, nel primo novecento, il paese più sconcertante della Romagna. Il paese dei mangiapreti ad oltranza e dei bigotti sfegatati. Il paese delle tante osterie e delle filodrammatiche. Delle donne che si abbruttivano col vino e delle bellissime che, quando andavano a spasso la domenica, facevano rimanere senza fiato. Il paese senza mezze misure. Dei tutti vagabondi e dei lavoratori accaniti. Dei tutti disgraziati e degli uomini importanti”.

In conclusione, la vita di un’attrice romagnola dal carattere forte e generoso, utile ai giovani per conoscere una parte del passato e ai meno giovani per ricordare quello che è stato il suo vissuto. (archivio Giuseppe Lo Magro)

Per chi volesse approfondire: “Palcoscenici e spettacoli a Riccione” di Giuseppe Lo Magro.
Nelle librerie di Riccione.

 

Le vacanze sull’Adriatico di Pina Renzi di Pina Renzi
(Corriere del Ticino”. Lugano, lunedì 20 Agosto 1962)

“Quando arriva l’estate e il cielo di Milano diventa di un azzurro, che nessuna pietra preziosa dello stesso colore l’uguaglia, mi vien fatto di pensare al mare di Riccione.
Mi sforzo di ricordare altri mari: il Tirreno, il Ligure, lo Ionio ad esempio; no, non vi trovo armonia. Il cielo estivo di Milano, nella mia mente vuol essere abbinato a quel pezzo di Adriatico che è il mare di Riccione. Se non conoscessi la storia delle città balneari, dove nella mia lunga carriera ho soggiornato, direi che Riccione è stata creata dai Milanesi, tanto la configurazione geografica (escluso il mare s’intende), le abitudini di vita e di lavoro, le abitazioni, gli alberghi, hanno l’impronta della forza, della dolcezza e della bontà meneghina”.

1940. Pina con una amica in Viale Dante
sul Ponte del Rio Melo, dedicato a Maria Ceccarini.

“Anche a Riccione la pianura ha per sfondo le montagne ed il verde dei pini e dei pioppi intorno alle case richiama lo splendore dei giardini e dei viali di Milano. Così è la sua gente: operosa, costruttiva, semplice e “col coeur in man” (col cuore in mano). Per la verità Riccione è sorta, s’ingrandisce e diventa ogni anno più conforevole per la volontà e i sacrifici dei suoi abitanti”.

“Sarei però in errore se non riconoscessi che anche i milanesi – sensibili a questo miracolo di forza creativa – non vi abbiano in parte contribuito, affluendo in massa ogni estate e lasciando senza rimpianti, il contenuto dei loro portafogli. Bella gente simpatica, quella di Riccione, gente che parla volentieri e ti guarda dritto negli occhi con fiducia, come ad offrirti la sua amicizia, e se l’accetti, ti accorgi che è un’amicizia piena di comprensione e di generosità”.

“L’accento bonario e cadenzato di Romagna- che si ascolta con lo stesso godimento con cui si gusta un piatto di lasagne al forno – rende arguti e saporosi questi “adriatici” che rispondono con evidente piacere alle domande, ma per lo più preferiscono raccontare ciò che a loro interessa e piace. Non è necessario per stabilire il contatto, salutarli o chiedere loro qualcosa, basta guardarli con cordialità. Loro subito intuiscono che sei persona cortese e socievole e sono pronti ad esserti utili in mille modi e a farti sentire a tuo agio; vogliono in poche parole, renderti piacevole e confortevole il soggiorno nella loro terra, più riconoscenti ad un “grazie” che ad una “mancia”.

Sulla spiaggia di Riccione.

“E’ l’unica riviera, quella dell’Adriatico romagnolo, dove il “pour boir” viene accettato solo se non è un sacrificio per chi lo offre e in molti casi non viene rifiutato per timore di recare offesa: “Non s’incomodi signore, non è necessario, quello che conta è che si sia trovato bene, così almeno ritorna”. Il ritorno del cliente è per la gente di Riccione la prova del nove, della efficienza della sua ospitalità”.

“Ed è per questo che in cinquant’anni o poco più – Riccione dalla piccola borgata che era – limitata dal mare e dai boschi, è diventata una grande città balneare. Gli stessi luoghi di divertimento sono diversi da tutti gli altri. Ve ne sono di ogni genere: dal night- club di gran lusso a quelli più economici, ma con le migliori orchestre italiane e straniere. Quasi tutti poi hanno una succursale in collina; così quando a mezzanotte quelli del centro chiudono, i nottambuli in un lungo corteo di macchine, con a capo quelli dell’orchestra, si dirigono verso le alture dove seguitano a ballare in attesa di veder sorgere il sole”.

“Arrivando a Riccione si devono dimenticare le proprie abitudini per respirare un’aria di vera vacanza spensierata. Chi va in ferie a Riccione non creda di riposare; in albergo si resta quel poco che è necessario per i pasti regolari, per lavarsi e per dormire dall’alba sino alle dieci. I sonni più belli, se non i più riposanti si fanno sulla spiaggia bionda e fine come polvere d’oro, dopo essersi tuffati nell”Amarissimo” che con la sua sovrabbondante salsedine ritempra le carni appassite dalle clausure cittadine”.

“A tutte le ore si mangia. In mille posti sorgono luoghi di ristoro dove puoi trovare: la pizza, i tortellini alla panna, gli hamburger, i wurstel con crauti, il vitello tonnato e del buon prosciutto di montagna che viene servito in mezzo alla “piadina”: il pane di Romagna largo e sottile come un creak, che si mangia caldo man mano che le donne lo cuociono. Da Maggio alla fine di Settembre, si sente parlare in tutte le lingue”.

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