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Bombo, storia di una Riccione che non dormiva mai

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Il locale simbolo di un’era, del mondo della notte ma anche di tutti i riccionesi. Bruno Greppi: “Aperti anche 24 ore al giorno, nell’agosto del 1985 vendemmo 390 mila paste”.

Anni ’80, Riccione è una vacanza da divorare, senza un attimo di sosta. In un week end fai quello che una volta facevi in due settimane. Tutte le sere ogni Pr firma i suoi inviti e il suo compenso viene misurato dagli ingressi. Saranno tanti. A Riccione c’è chi si inventa un modo per pagarsi gli studi, altri un lavoro. Per entrare in discoteca si paga dalle 30 alle 60 mila lire, per fare serata serve un Caravaggio. Il ritmo è frenetico, senza un attimo di respiro: spiaggia, aperitivo e disco si rincorrono. Si vive come sospesi in un sogno.

Esterno del Bombo durante una serata estiva

Come quello di Bruno del Bombo, al secolo Bruno Carlo Greppi, che nel 1979, dopo aver fatto il maggiordomo per la marchesa Ulrich a Milano “mi ha insegnato l’educazione e le buone maniere” e due anni ad Ibiza torna nella sua Perticara per incominciare a lavorare nella pasticceria di famiglia. 

Bruno Greppi oggi.

Dura sei mesi. La sua creatività ha bisogno di un contesto diverso, non ha in mente nessun luogo in particolare ma i dadi hanno già deciso per lui.  Treno per Bologna, nel vagone incontra un amico a cui confessa di voler un locale tutto suo al mare. Tre giorni dopo la telefonata “ci sarebbe un posticino a Riccione”. Segue il sopralluogo. Da buon “marchignolo” non se lo fa dire due volte. Si parte. 

Un baracchino di legno dove due ragazzi Misano Monte friggevano patatine per i tedeschi (allora ce n’erano eccome!) passa di mano: affitto stagionale 2 milioni e mezzo. Vale la pena provarci. 

Estate 1980, Riccione corre veloce ed anche Bruno vuole crescere in fretta, trasformando il suo “Bar Adria”. 

Al bar Tre Moschettieri c’è chi prestissimo va a fare colazione. Bruno ha l’intuizione che gli cambia la vita e pensa alle colazioni all’alba. Oggi Bruno, 72 anni con lo spirito di un ragazzino, ricordando sorride e minimizza lo “sbuzzo” imprenditoriale: “Allora era tutto piu’ semplice. Comprai due padelle ed incominciai a preparare i bomboloni. Venendo da una famiglia di pasticceri era la cosa piu’ naturale che potessi fare. Il profumo attirava i clienti, io preparavo personalmente le creme e due ragazzi mi aiutavano”.

E’ solo l’inizio. Nel 1983 siamo già campioni del mondo, pronti ad ogni sfida: il “Bar Adria” diventa “Cioccolateria Creperie”, strutturandosi con un laboratorio e con un nuovo arredo. L’ascesa è incominciata. 

Nel 1984 il bar diventa definitivamente “Bombo”, è l’inizio di un’era. Bruno lega sempre più la sua attività al mondo della notte, frequenta spesso il Peter Pan, il Pascià https://www.famijarciunesa.org/la-discoteca-pascia-nel-1985/e L’Echoes intrecciando rapporti e amicizie ma è abile nel trovare un punto di equilibrio assoluto, specchio di quel periodo riccionese. 

Da Bombo si incrociano famiglie, professionisti, mondo della notte,cubiste, vip, gente comune, gay, artisti e personaggi. Frequentarlo è un po’ come osservare l’acquario di Viale Ceccarini, li a due passi. Uno spasso. In verità il nome non ha a che fare con i bomboloni ma con il bombo, la piu’ cicciotta delle api, forse quella piu’ dolce. 

Clienti “speciali” al Bombo

Dolce come la notte di Bombo con 36 tipi di paste sfornate che vengono puntualmente spazzolate dai suoi clienti per 24 ore. “Non ci fermavamo mai” ricorda Bruno, “ad agosto del 1985 vendemmo 390 mila paste, spendevo 2 milioni di lire a serata per i buttafuori che dovevano gestire il grande afflusso. 

Davanti al locale Viale Ceccarini era murata di gente, con le auto in coda sino dal bar Tilde, il giardino del comune non era più frequentato dai tossici e c’era sempre un clima di allegria”. 

Ma come ci sei riuscito? 

Ho sempre amato il mio lavoro perché potevo esprimere la mia creatività: Bombo cambiava spesso pelle. Capitava che convocavo le maestranze alle 6 del mattino per tinteggiare il locale di un nuovo colore e poi subito si riapriva. I dettagli si rincorrevano, selezionavo personalmente la musica, gli arredi e studiavo ogni particolare delle feste e degli eventi del giardino”. Bombo diventa un palco dove riccionesi e turisti sono protagonisti. “Tutta bella gente, ben vestita, vogliosa di divertirsi ma educata. In 30 anni neanche un intervento delle forze dell’ordine”.

IL RITROVO DI TUTTI

E così alle cinque del mattino cubiste, Pr e clienti, come in un rito laico, si ritrovano davanti alle paste di Bombo, perché il mondo della notte si muove e vive in comunità. Alle sei gli spazzini con la spazzatrice raccolgono gli inviti dei pr, arrivano i primi passeggini e Bombo cambia faccia, cambia sorriso. Ma non si ferma. Nasce anche il GarniEra troppo complicato far coesistere il Bombo con la Pensione Florida sopra di noi, così decisi di rilevarne la gestione e creai il Garni Ceccarini 140” ricorda Bruno sorridendo: “Una pazzia, da affittuario ci buttai dentro 500 milioni per creare un ambiente originale, tutto nuovo con ogni stanza legata ad un colore”. 

I VIP AL BOMBO

Era il coronamento di un sogno: Bombo diventa punto di riferimento della notte in Riviera. Di qui passa Fiorello che porta qualche disco da Ibiza, Vasco Rossi per farsi una spremuta d’arancia, Tomba e Martina sono di casa, come anche Abbatantuono. Laura Pausini firma un autografo su una mattonella del locale. 

Durante le feste in giardino, come in un carnevale estivo, si esibiscono anche delle drag queen, la piu’ famosa è Marconi, arriva dal Brasile, vestito di penne di pavone, qualche lustrino e poco più, chiude la sua esibizione con il tormentone “Bom-bo, Bom-bo”. Il programma della colorita comitiva: show da Bombo e poi si scappa in collina, direzione fabbrica dei sogni. Ma è sempre solo un arrivederci.

INCASSI RECORD

Bombo all’apice arrivava ad incassare un milione di lire in un’ora, fatturava 2 miliardi, dando lavoro a 25 persone”, ci svela Bruno con sguardo ancora sorpreso, “spendevo ogni anno 950 milioni di lire per il personale. Ho sempre cercato di migliorare, di fare qualità, reinvestendo nel locale: arrivai a spendere 25 milioni per il tetto di luci in fibra ottica che illuminava l’esterno, era favoloso. Anche per le feste natalizie cercavo di sorprendere la clientela con allestimenti ricercati”. 

Insomma Bruno non hai semplicemente gestito un bar, sei stato un impresario del divertimento e della creatività in Riviera, ma ti manca Riccione? “Mi manca quel periodo e anche Riccione, ci tornerei volentieri ma sto bene anche nella mia Perticara. Qui ho aperto il mio locale “E Mulein”, lavoro solo al mattino e poi mi godo la mia casa, una villa del ‘700 e seguo mia mamma di 92 anni. Tornare sarebbe troppo complicato”. Ma forse per tanti Bombo non se n’è mai andato perché è piu’ di un semplice dolce ricordo: un modo di essere e di fare di almeno un paio di generazioni, un po’ come lo Zanarini per i loro genitori.

Francesco Cesarini

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