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Giornale n. 5 2022 – Natale a tavola, tra algoritmi e cappelletti

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Mettendo a tavola più di 200 persone nell’ultima cena di beneficenza riflettevo su come stia cambiando il mondo. Mi districavo nella geografia di conoscenze e amicizie per comporre i tavoli: la volontà era quella di mettere tutti a proprio agio per una bella serata conviviale e pensavo come oggi a farlo per noi sia spesso un algoritmo, una formula matematica che si attiva per facilitarci le decisioni.

Succede sui social per incrociare profili affini con cui ritrovarci a parlare e magari un domani anche per sederci a tavola solo con quelle persone con cui condividiamo medesimi gusti, interessi ed idee. Tutto ciò presuppone l’utilizzo di meno empatia, è più semplice, ci si ricava una propria comfort zone.
Ma l’empatia è determinante nelle relazioni e andrebbe allenata ogni giorno. C’è dunque il rischio di perdersi un pezzo di mondo e la capacità di relazionarsi per comprendere un punto di vista differente dal tuo.

Avete presente il clima da rissa che c’è in giro?
Ecco. Manca lo sforzo di entrare in relazione, viene a meno l’empatia, siamo fuori allenamento, ci si arrocca marcando confini, lo facciamo di continuo anche inconsapevolmente mentre la tecnologia cerca di fornirci un modello di realtà prevedibile, illudendoci di avere tutto sotto controllo: succede nel remarketing quando facciamo acquisti online o addirittura nell’educazione dei figli utilizzando le App.

Il paradosso è che la nostra crescente dipendenza dalla tecnologia rischia di farci diventare più incapaci e vulnerabili rispetto ad un mondo reale che da complicato si è trasformato in complesso ma soprattutto imprevedibile,
dove i modelli matematici predittivi sembrano contare veramente poco.
Stiamo attraversando l’ennesima crisi finanziaria, il Covid, la guerra, l’emergenza energetica, tutte vicende che ci hanno fornito scenari imprevedibili.
Resilienza, capacità di adattamento, coraggio, sperimentazione, creatività sono state e sono determinanti per cambiare abitudini e riferimenti.

Ritrovarsi, guardarsi negli occhi, mettersi nelle scarpe degli altri potrebbe essere più utile di un rassicurante algoritmo che simula una quotidianità sotto controllo mentre il mondo reale, quello vero, ci riserva continuamente imprevisti.
Gli analisti sostengono che i nostri figli nel prossimo futuro saranno occupati in mestieri che oggi per il 60% non esistono.

E come reagiranno davanti all’imprevisto? Si affideranno ad una App?
Forse servirà poco anche la nostra esperienza professionale perchè il mondo del lavoro cambia troppo velocemente.

Alla fine conteranno ancora una volta le relazioni, gli amici, i rapporti fiduciari,
i sentimenti, il pensiero profondo.
In questo mare d’incertezze, “stare a tavola” anche senza segnaposti è un esercizio utile per tornare ad essere curiosi, conoscere ed apprendere.
Fatelo anche a Natale, magari con quello zio spocchioso che vedete una volta all’anno, con la seconda moglie di vostro fratello che non sopportate oppure con il fidanzato di vostra figlia con le AirPods sempre sparate a mille nelle orecchie e anche con la suocera che poi, nonostante tutto, due cappelletti in brodo come dio comanda, ve li ha sempre preparati.
Di questi tempi…
Buone Feste.

Francesco Cesarini
Presidente Famija Arciunesa

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