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Nonna Nardi e le sue “luverie”, un piccolo pezzo di storia riccionese

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Liliana Nardi, per tanti “Nonna Nardi” è stata per anni un punto di riferimento dei giovani riccionesi con le sue “leverie” e il “carrettino” davanti alle scuole. Moglie di “Pippo Dolce” in tanti la ricordano ancora con affetto.

Con il suo caratteristico “Carrettino dell’Adriatico” per oltre mezzo secolo ha venduto me- rende e tante altre “luverie” a migliaia di ragazzini di diverse generazioni. Non c’è riccio- nese, infatti, che non abbia gustato le sue noccioline, croccanti e sementine sui banchi di scuola, al campo sportivo e soprattutto al cinema. Liliana Nardini, uno dei personaggi più popolari della città, ci ha lasciati ne luglio del 2015 a 85 anni ma in tantissimi la ricordano ancora associandola a periodi di leggerezza e spensieratezza.

NONNA NARDI DAVANTI ALLE SCUOLE E AL CINEMA
Nonna Nardi (così la chiamavano molti dei ragazzi), era diventata un’istituzione, fin da tempi in cui (tra il 1952 e il 1959) lavorava davanti al Grand Hotel come aiuto cuoca e quindi come sottocuoca. Poi la svolta con il suo carrettino per la prima volta piazzato in viale Oberdan vicino il Cinema Africa, finché è riuscita ad aggiudicarsi un posto davanti alle scuole elementari delle Maestre Pie a Riccione Paese, di fronte alla cartoleria Adua. Era poi passata alle scuole medie Manfroni e alle Pascoli. Quando c’erano degli eventi sportivi, si spostava allo stadio ma la ricordiamo anche al Cinema Turismo. I primi tempi era affiancata dal marito Oreste Ruggeri “Pippo Dolce”, che continuò poi a svolgere la sua attività in spiaggia, vendendo gelati e frutta candita.

“Nonna Nardi” e il suo banco rifornito di leccornie, da notare il manifesto per le iscrizioni al settore giovanile dell’ASAR.

Poi ricordiamo Liliana davanti alle Scuole Medie Pascoli con le pizzette, alle Manfroni con i bomboloni, al  Liceo Scientifico nella vecchia sede e anche presso l’Istituto Alberghiero, dove era stata chiamata a vendere merende da Severo Savioli e la moglie Hilde. La Nardini ogni mattina era lì, in prima linea, pronta a servire gli studenti, finché un giorno, dopo un breve ricovero in ospedale per via di una gamba, è stata mandata via. L’istituto infatti, aveva deciso di servirsi del bar all’interno del Liceo Scientifico.

Un duro colpo per Liliana che, nel tentativo di riavere il suo posto a scuola e non cedere la sua licenza ad altri, nel 2005 aveva portato avanti una battaglia a denti stretti. Con quel licenziamento, le era venuta meno la fonte di sostentamento anche per il figlio Vito, che viveva con lei a causa dell’irreversibile e grave shock, subito in seguito a quel terribile 2 agosto del 1980, quando nella stazione di Bologna scoppiò la bomba che falciò la vita a 85 persone. All’epoca Vito era capostazione e nell’andare a soccorrere un collega, si accorse che questo era stato decapitato dall’esplosione che gli causò un grave trauma e da allora non si riprese più.

Un dolore immenso per la Nardelli, costretta a fare i conti non solo con questo disgrazia, ma anche con altri eventi dolorosi, come l’investimento del marito mentre era in sella alla sua bici. Liliana non si é mai persa d’animo ed è sempre andata avanti, svolgendo con onestà e grande dedizione il suo lavoro. Disponibile, sempre in prima linea con il sorriso sulle labbra, tanto nelle afose giornate estive, quanto nei freddi giorni d’inverno, era apprezzata e stimata da tutti.

Ni.Co.

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