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Scuola Elementare Riccione Paese, rifugio di guerra

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La Scuola Elementare del Paese di Riccione nei ricordi di Edmo Vandi: le aule, gli insegnanti, il bidello ma anche il sotterraneo dove rifugiarsi durante il passaggio del fronte per sfuggire da bambino alla guerra.

La scuola elementare per antonomasia, colossale, gigantesca, con un portone d’ingresso capace di ingoiare una classe intera in un solo boccone, e Martèin il rubicondo bidello claudicante, con il bastone ornato da una borchia dorata, vera spada di Damocle sulla testa dei più discoli. E gli insegnanti: la Magrini severa ed efficace, la  maestra SofiaCapelli dolce e materna, Cenci detto “Bafuti” piccolo e con i baffetti alla Hitler.

Finestre alte, che davano sul cortile “ad Lucio de Count” dove branchi di oche starnazzavano ad ogni stormir di foglia. Ricordi il velocipede, con il quale il Maestro Cenci veniva ogni giorno da Rimini, appeso all’albero del cortile con il cartello “Albero delle biciclette”, la rana nella borsetta della maestra, le lancette dell’orologio dell’ingresso messe avanti di un’ora per uscire prima.

Quante generazioni hanno inciso i loro nomi sui banchi di quelle aule dai soffitti stratosferici e con le finestre così in alto che il maestro Cenci doveva prendere la rincorsa per sputare sui branchi delle oche. Si spera sempre, ci si illude che queste testimonianze così solide, così massicce, possano continuare all’infinito per generazioni e generazioni, senza che nulla cambi, con la gioia e l’emozione che si rinnovano in noi ogni volta che vi passiamo davanti. “A vagh a scola te Paes” dicemmo il primo giorno a sei anni, e quel cancello, quel portone, ci parvero l’ingresso dei grandi, della cultura, del sapere, il primo passo verso il mistero della vita, verso l’infinito.”

I SOTTERRANEI COME RIFUGIO
In quel sotterraneo ci sono tornato ancora da bambino nei giorni del passaggio del fronte quando ci arrivammo con l’intera mia famiglia in aggiunta alle 30-40 persone che già l’affollavano.  Mio padre aveva portato sulle spalle un sacco contenente farina ed un gigantesco prosciutto. Si improvvisò una cucina e mia madre preparò piada e prosciutto per tutti creando un’atmosfera collettiva che per un giorno contribuì a rassicurarci vista la bufera che si scatenava là fuori.

LA STORIA DEL PROSCIUTTO
Ci era stato affidato da una signora che abitava in centro dicendo: “Me lo nascondete da voi in quanto siete in periferia ed è meno facile lo trovino i tedeschi”. Quando passammo davanti alla casa della signora con un carretto per sfollare a San Giovanni in Marignano, da una finestra questa ci urlò: “Allora il mio prosciutto è al sicuro?” Al che mio padre rispose: “Tranquilla signora i tedeschi non lo troveranno mai!

GIULIO RUSTICALI
A proposito di Giuliano Rusticali, il cui nome è stato trovato inciso su un muro del sotterraneo, è stato un personaggio molto noto a tutti noi del Paese, lo chiamavamo “Giuliano dla Marianàcia”. Abitava in un Palazzone di Viale Diaz. Fisico gigantesco, mente solo apparentemente lenta ma furbo e intelligente per vivere una lunga vita di tranquilla onestà. Negli ultimi anni è stato un simpatico e popolare bagnino in una zona della spiaggia di Riccione.

Edmo Vandi

 

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