1896 Maria Ceccarini presta 24 mila lire necessarie per edificare il porto sulla foce del Rio Melo, arrivano pietre d’Istria e finalmente il porto.
Per anni era stato Don Carlo Tonini a stimolare la comunità sulla necessità che Riccione si dotasse di un porto. Il problema non consisteva sull’opportunità o meno di costruirlo ma sempre sulla parte economica necessaria.
L’INTERVENTO DI MARIA CECCARINI
Solo nel 1896, a 30 anni dalla iniziativa di don Carlo e ben diciott’anni dopo la sua morte, l’opera verrà finanziata grazie a Maria Boorman Wheleer Ceccarini, consentendo la successiva costruzione del porticciolo alla foce del Rio Melo. La munifica signora prestò la somma di 24.000 lire (rimborsabili in rate annuali di 2.000 lire all’interesse del 3,5 %, che poi, su richiesta di Sebastiano Amati e Giovanni Papini rappresentanti di Riccione in Consiglio comunale, migliorò rinunciando alla percentuale) al Comune di Rimini che non aveva la disponibilità necessaria a coprire la sua quota di impegno per un’opera pubblica di primaria necessità a lungo invocata dai marinai riccionesi.
IL CONTRATTO PER L’INTERVENTO PER IL PORTO
In data 26 agosto 1896 viene stipulato il contratto per la costruzione del porto di Riccione. Il Comune di Rimini incarica la ditta Bartoldi Luigi di realizzare le due palizzate con pali di pino, infissi a doppio rango, ravvicinati per contenere l’imbottitura con sassi del monte e tenuti assieme da cinture trasversali e da cordoni di tavole di pino inchiavardate. Per proteggere i piccoli moli all’esterno sarà ammucchiato, alla rinfusa, pietrame d’Istria.