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L’Abissinia e lo storico legame con il Luna Park voluto da Alfiero Cinti

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Il quartiere Abissinia di Riccione dal 1968 è legato alla presenza del luna park fortemente voluto da Alfiero Cinti personaggio chiave nei rapporti con le famiglie di giostrai presenti a Riccione.

 

Riccione è da sempre la città dei parchi tematici, la città dei sogni e dell’illusorio. La sua storia l’hanno scritta uomini colti e curiosi ma anche uomini semplici e laboriosi mossi dall’amore per l’attività che svolgevano, qualsiasi essa fosse. Sono le coincidenze, le amicizie il libero dialogare e la curiosità oltre che il desiderio di realizzare un’idea a dare il via a tanti percorsi di vita; storie di anonimi personaggi, mossi da sentimento e passione, esistenze nascoste nel calderone degli eventi mondani, che hanno inciso sulla vita dell’intera comunità.

Fu così che negli anni ‘70 Alfiero Cinti, originario di Rimini, parlando con Lodi, giostraio di professione,  raccontava di una città bellissima, una perla nel verde della costa adriatica, un luogo accogliente, che d’incanto in primavera si accendeva offrendo a migliaia di turisti il meglio di una vacanza al mare. Incuriosito Lodi, a capo dello “spettacolo viaggiante” o “Luna Park” presente solo nelle piazze del nord Italia non si lasciò cadere l’invito e decise di portare il suo “mestiere” a Riccione per una stagione.  Da allora non si spostò più.  Ma vediamo la storia delle giostre come si snoda a Riccione. 

Mengoli e Tina Cinti nella casetta delle ochette

Dagli anni ‘50 fino al 1968 le giostre sono posizionate nel terreno al lato del porto canale sopra la ferrovia, un’area ancora libera da qualsiasi edificio.  Presto l’esigenza di equilibrare traffico ed opportunità d’intrattenimento un po’ ovunque in città, determina il trasferimento delle attività nella zona sud in un terreno libero ed abbandonato conosciuto come INGAR; campo di aviazione nella Prima guerra mondiale ed in seguito ippodromo, stadio del calcio, zona ricreativa per mercati e circensi, parcheggio di salvataggio ed infine da circa 50 anni Luna Park. Si trattava di un’area dimenticata, buia persino acquitrinosa e priva di fognature. 

Le luminarie colorate, la musica ed il clamore delle folle, vennero accolti con gioia ed entusiasmo dagli abitanti dell’Abissinia. 

Da quel momento in poi” -racconta Monica, figlia di Alfiero Cinti- “mio padre si occuperà dello stazionamento stagionale delle attività nell’area Ceschina, per il quale gli occupanti dovevano pagare un affitto. In casa vivevamo un legame speciale con le famiglie dello spettacolo viaggiante. La sorella di mio padre aveva sposato uno dei giostrai e per questo motivo eravamo particolarmente legati a questa realtà. Capitava che mia madre si lamentasse del fatto che mio padre lavorasse con poco profitto ma ciò che a lui più interessava era mantenere i rapporti tra le persone e dare a tutti la possibilità di lavorare con soddisfazione”. 

Cinti si occupava di quel luogo sia in estate che in inverno, si faceva carico di ogni incombenza,  curava anche i rapporti con le attività limitrofe e con l’amministrazione comunale e grazie al lavoro di tutti, l’area sud crebbe e si sviluppò.  “Erano tempi in cui esisteva collaborazione fra le persone”  ricorda Monica– “non vi erano bagni pubblici ed i proprietari di alcuni dei bar della zona mettevano a disposizione il loro servizio. Dal canto loro i giostrai svolgevano un servizio di vigilanza, attività che svolgono anche oggi, e si prestavano a fare matinée gratuiti per i tantissimi bambini delle colonie”. 

Il luna park era amato da tutti, le sue luci, la musica ad alto volume, il delirante brulichio di gente e rumori, il profumo dello zucchero filato e le belle signorine attraenti come sirene, che invitavano al consumo erano parte della sognante atmosfera di villeggiatura che Riccione già da tempo vantava. 

Siamo negli anni ‘60 ed Alfiero Cinti si organizzava ogni inverno per rendere le attrazioni sempre più varie ed innovative e le stagioni sempre più lunghe. Le famiglie dei giostrai, una Comunità coesa e collaborativa viveva e cresceva all’interno della grande famiglia riccionese fino a sentirsi parte integrante. Ricordiamo le famiglie Bravi, Lodi, Savina, Piccalunga, Paglia, Riboldi, Zavatti, Ulpiani e naturalmente Alfiero Cinti, che fece in modo che arrivassero da noi e contribuì umilmente alla gioia di tante famiglie e bambini.

 

Alessandra Prioli

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