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“Marco il filosofo” Giovanni Marcaccini

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Giovanni Marcaccini, detto “Marco il filosofo”, è stato un vero e proprio personaggio. Mitica la storia delle canocchie e quel modo tutto suo di prendere la vita.

Lo chiamavano “Marco il filosofo” ma il suo vero nome era Giovanni Marcaccini e ha vissuto una vita da osserva- tore e commentatore caustico e faceto. Partito come fale- gname aveva passato gli ultimi anni a vendere bomboloni sulla spiaggia (in estate) e davanti alle scuole (in inverno), sempre assieme all’inseparabile moglie Maria. Non era un grande lavoratore, oggi si direbbe “un razionale”.

Passava molto del suo tempo in meditazione sulle cose giuste o ingiuste della vita. Quando appena alle dieci del mattino era gia nell’osteria o dal barbiere a leggere il giornale, diceva che aveva interrotto il lavoro in falegnameria perché aveva già rifinito due gambe di tavolo e quindi guadagnato quanto occorreva per comprare tre bistecche, una per la Maria, una per il figlio Luigino e una per lui.

MARCO IL FILOSOFO A CACCIA
“Ne mangiassimo sei -diceva- ne avrei fatte quattro di gambe ma più di tanto non ci occorre e quindi per stamattina sono a posto cosi”. Andava a caccia con il cane seduto nel cestello anteriore del motorino, ma non spa- rava mai. Un giorno, nella Piana di Baldin, chiese ad uno appostato in attesa delle allodole: “...Bè cum agl’iè og?” e l’altro: “Oscia agl’iè cative!” e lui: “T’sarè bon te che ti tir”.

Sosteneva che l’uomo moderno non e il discendente intelligente della scimmia poichè la scimmia non raccoglie mille noci di cocco per un padrone che poi, quale ricompensa, glie ne da una.

LA STORIA DELLE CANOCCHIE
Quando i fiumi avevano ancora l’acqua e nell’acqua c’erano ancora i pesci, Marcaccini pescava nel Rio Melo a Santandrea in Besanico. Un vecchietto passava tutti i giomi e sbirciava nel “carniere” per vedere i risultati, sempre scarsi, della pesca, allontanandosi poi con un sorriset- to di compatimento.

“Marco” s’indispettì e un giorno comprò un chilo di canocchie ancora vive e le mise nel carniere mentre una l’appese al filo immerso nell’acqua. Puntualmente il vecchietto anche quel giorno passò e fece due occhi così quando vide le canocchie muoversi nel recipiente e ancora di più quando ne vide estrarre un’altra dall’acqua. Disse: “Per la Madona! L’e stent’an ch’a pas ichè, mo l’è la prima volta ch’a vègh pischè al canoce te rì. L’e propie vera che e mènd e va d’arvers!”.

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