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Quando Viale Ceccarini era un sentiero sterrato

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Uno stretto sentiero sterrato che collegava il Paese alla Marina, si presentava così a fine ‘800 Viale Ceccarini, prima Viale Viola.

A fine ‘800 a monte vi era un piccolo borgo che volgeva al mare le spalle. Uno stretto sentiero detto “Viola” collegava la borgata alla marina. Così doveva presentarsi Viale Ceccarini alla fine del secolo scorso al buon don Tonini quando accompagnava sui carri trainati da buoi i bambini scrofolosi dal paese alla marina. Un gesto di misericordia che in qualche modo anticipò la vocazione all’ospitalità di Riccione che poi poggiò il suo sviluppo sul turismo.

Don Tonini era solito dare appuntamento ai bambini proprio dove oggi passano i binari del trano su Viale Ceccarini, per ricordare la sua grande opera per Riccione sarebbe gesto di grande riconoscimento pensare a qualcosa che possa ritrarlo ed installarlo nell’attuale sottopassaggio appena inaugurato con il suo nuovo arredo.

VIALE CECCARINI
“E’ nella collana dei viali più famosi d’Italia ed è conosciuto in Europa per il suo “shopping” tra i più esclusivi, tra i primi ad esporre novità della moda. Tanto si è scritto, tanto si scrive, lì nascono le idee che creano “tendenza”. E’ il fulcro della vita riccionese”.

QUANDO VIALE CECCARINI ERA UN VIALE STERRATO
Eppure meno di 180 anni fa era solo uno sterrato, più corto dell’attuale e portava dalla Via Flaminia al mare, dal piccolo borgo alle dune, dagli orti agli “spuntacul”. Si chiamava la Viola (e Viul), ed era percorso dai contadini che s’improvvisavano pescatori costieri con piccole barche a vela o a remi e anche “a vita”, con reti e attrezzi da pesca quali: tratte, nasse, cogolli, tramagli, saltarelli, fiocine, togne, rabbi, rastrelli da vongole e da calcinelli (smèinacul). E dalle “arzdore” che andavano a raccogliere molluschi (canèl, bdèc, purace) e “almadira” dopo la burrasca, “sipe indulfinède” e “canoce” nel mese di marzo.

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