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sabato, Maggio 17, 2025

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Giornale n. 2-2023. Un Ecocardiografo per l’Ospedale Ceccarini

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E’ una questione di cuore. Già, il legame con il nostro Ospedale Ceccarini è fortissimo, lì in tanti sono nati e quasi tutti ci sono passati maturando la profonda consapevolezza del suo nome che ci rimanda a Giovanni Ceccarini, marito di Maria Boorman Wheeler Ceccarini,
la nostra benefattrice. Fin qui la storia.

Ma i fatti del passato spesso si mischiano alla cronaca e così dopo aver archiviato la raccolta fondi da oltre 100 mila euro di “Riccione contro il Coronavirus” Famija Arciunesa ha deciso di rilanciare con la nuova iniziativa “Insieme per un ecocardiografo”.

Come e perché? Ve la faccio breve…
Tutto nasce da una telefonata di un amico sanitario per segnalare l’esigenza di una strumentazione minore, poi da un veloce confronto con il Direttore del Presidio emerge una necessità più importante ma anche più consistente economicamente, ci aggiriamo sui 100 mila euro.

E davanti ad una forte esigenza del nostro Ceccarini cosa potevamo fare?
Quello che hanno fatto tutti coloro che ci hanno preceduto: metterci in gioco.

In questi giorni ci ha lasciato Renzo Manaresi, un amico, uno dei “babbi” di Famija Arciunesa ed anche nel suo ricordo e di quanto ha fatto per la comunità e l’ospedale che ci attiviamo nuovamente per raccogliere i fondi necessari per l’acquisto di un ecocardiografo per Cardiologia, ci farà fare un salto di qualità molto importante.

Nella precedente raccolta abbiamo imparato come il legame con il Ceccarini sia sentito non solo dai riccionesi ma anche da misanesi, cattolichini, corianesi, morcianesi… insomma da tutti coloro che periodicamente varcano l’ingresso del nostro Ospedale, riconoscendo il valore delle persone che ogni giorno lì dentro si prodigano per la nostra salute.

Ed ora l’Ospedale Ceccarini ha bisogno di noi per sistemare al meglio l’Unità Operativa di Cardiologia. In fondo manutenzione deriva da “manu tenere” ovvero “tenere per mano” e francamente faccio fatica ad immaginare qualcosa di più importante di
questi tempi.

E’ aperto il tesseramento per il 2023, sosteneteci!

Francesco Cesarini
Presidente Famija Arciunesa

Amarcord l’allegra combriccola nel giardino di Hendler con Pelè

Siamo alla fine degli anni ’60 e Ronald Hendler l’imprenditore tedesco che portò due volte a Riccione il super-campionissimo brasiliano “Pelè”, prima in una tappa del suo viaggio di nozze e poi con la squadra del Santos (amichevole allo Stadio Comunale contro il Venezia), era innamoratissimo di Riccione. Amava frequentare il porto e aveva stretto una calorosa amicizia con tanti marinai. Così era nata la tradizione, durante i suoi soggiorni estivi, di invitarli una sera a cena nella sua villa di Viale Arno (alla Punta de l’Est).

Il naufragio della barca Saluzzo a Bellaria

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Tra i drammatici naufragi delle imbarcazioni riccionesi la storia ci consegna il ricordo della “Saluzzo”.

Era il 3 marzo 1852, in una fortissima burrasca presso Bellaria, affondarono cinque barche e morirono 25 pescatori di Rimini e di Riccione. Una era di proprietà di Giovanni “Saluzzo” Rastelli (n.1807) di Riccione, già pescatore pelagico, con cinque uomini di equipaggio.

Il mare non restituì mai di corpi di: Antonio Rastelli (25 anni, parone), Natale Casali (24), Marco Quadrelli (21), Luigi Arcangeli (21) marinai e Matteo Pecci (13) morè.

Cronaca tratta dall’Archivio parrocchiale di San Martino di Riccione. Diario di Don Carlo Tonini. Nota finale: “Dopo la burrasca si prendono moltissime grancevole che in copia tale non si ricorda a memoria d’uomo

Renzo Manaresi: poliedrico e infaticabile, un riccionese vero

Ci ha lasciato Renzo Manaresi, tra i fondatori di Famija Arciunesa e per anni babbo della nostra associazione.

Superattivo e decisionista, scanzonato e ironico, un romagnolo verace, ma soprattutto grande amante della sua Riccione. Renzo Manaresi, 83 anni, molto noto
non solo per la sua attività professionale, ma anche per l’impegno profuso in politica e soprattutto nel mondo dell’associazionismo e del volontariato, se n’è andato per sempre in punta di piedi lo scorso 12 marzo 2023 tra la commozione generale di quanti l’hanno conosciuto, ma già da qualche anno era uscito dalla scena pubblica per motivi di salute.

Nutrito il suo curriculum che ha fatto di lui un uomo poliedrico. Manaresi è stato consigliere
comunale, “Babbo”, ossia presidente e cofondatore di Famija Arciunesa, ne ha addirittura suggerito il nome, prendendo spunto dalla Famèja Bulgnèisa di Bologna.

“A Renzo va un grande grazie per quanto ha fatto per Famija Arciunesa” – sottolinea Francesco Cesarini attuale Presidente di FA“ma anche per il profondo amore che ha sempre profuso per Riccione. Renzo ha tracciato una via di cui oggi FA è testimone attraverso la sua quotidiana attività. Grazie Renzo!”.

Nato il 22 maggio del 1939 all’Aiuto materno di Rimini e presto rimasto orfano, aveva trascorso il periodo della guerra con la nonna e gli zii nella casa di famiglia in viale Nazario Sauro all’Abissinia. Dopo aver lavorato in alcune autoscuole, ne ha fondata una sua, la Gamma, dove hanno conseguito la patente d’auto e di nautica almeno tre generazioni di riccionesi.

Renzo Manaresi al taglio del nastro di una delle innumerevoli iniziative di FA insieme a Anna Maria Marabini (moglie di Jimmy Monaco) e il Sindaco Massimo Masini

Ma solo durante i suoi tre mandati da presidente di Famija Arciusesa, dal 1992 al 2001, ha palesemente espresso il suo amore per Riccione, organizzando tante iniziative come la festa itinerante del compleanno di autonomia comunale della città nei quartieri, dove ha pure lasciato segni tangibili, ha poi organizzato mostre, il concorso dei cani e quello dei dolci, nonché la gara dei presepi e la famosa “Vegia”.

Nel frattempo, durante la giunta guidata dal sindaco Daniele Imola, dal 1999 al 2004 è stato capogruppo consiliare de I Democratici, mentre negli anni sociali 1994/1995 e 2003/2004 ha rivestito il ruolo di presidente del Lions Club Riccione.

Renzo Manaresi e il taglio della torta per il compleanno di Riccione insieme al Sindaco Massimo Masini.

Spinto dal suo innato spirito d’intraprendenza, negli anni 2000 ha fondato l’associazione “Amici del cuore”, promuovendo altre iniziative benefiche, in particolare pro ospedale Ceccarini. “Con Manaresi Riccione perde una persona buona e generosa, un uomo profondamente innamorato della sua città – commenta la sindaca Daniela Angelini – . Si era impegnato nella politica e nell’associazionismo sempre con l’obiettivo di fare il bene al prossimo”

Il RICORDO DI RENZO DI GIUSEPPE LO MAGRO

Ho raccolto la sua eredità, il suo entusiasmo e la voglia delle sfide sempre nel segno della solidarietà e della tradizione… e del grande amore per Riccione. Renzo ha spianato la strada per tante iniziative e ha dato l’impulso per provare a realizzarle nuove idee.

Un episodio: Compleanno a San Lorenzo, per guardare Riccione dall’alto aveva affittato un elicotterino, era proprio uno “sputo”, e al suo interno ci si stava a malapena in due più il pilota.

Nessuno aveva il coraggio di salirci e bisognava che ci fossero dei voli per rientrare dalla spesa. Così siamo saliti… lui presidente ed io vice. Lassù era bellissimo e gli ho dissi: “Sa cascam la Famija l’arvènza senza guida” e lui in risposta con la risatina che lo rendeva simpatico: “Fam pansè ènca ilé!” …E mi sono sbellicato pure io, anche se avevo un bel pippaculo. Con Renzo la Famija Arciunesa ha abbracciato tutta Riccione. Ciao grande “babbo”.

100 anni fa moriva il pioniere N. H. Conte Giacinto Soleri Martinelli

A 100 anni dalla morte del Conte Giacinto Martinelli il ricordo di uno dei pionieri della Perla Verde. L’idea di una “Città Giardino” si concretizzò acquistando 90.000 mq. che lottizzò e ne fece zona residenziale

Nato il 10 Ottobre 1841 a Santa Colomba (Siena), ereditò il titolo dal padre Pietro Soleri che lo ebbe dal conte Giacinto Martinelli. Sposò la N.D. Giovanna Conati. Uomo intelligente, di cultura, intraprendente, generoso con uno spiccato senso dello humor, battuta pronta, parlare semplice e spesso suadente (usava il dialetto con chi di dovere), vestiva la redingote, un poco cicciotello (era una buona “forchetta”) ed era sciancato.

Villa Martinelli

Viveva con la moglie, la cameriera Colombina e il giardiniere, cocchiere (tuttofare), “Erculèin”. La villa in stile chalet svizzero, con una pennellata di liberty, sorgeva su di una duna (area attuale del Grand Hotel) vista mare, ingresso sull’attuale Viale Gramsci. Giardino curatissimo, ambientazione romantica, laghetto con pesci rossi, ponticello che lo attraversava per andare al bianco chioschetto in mezzo al verde. Per i suoi spostamenti si serviva di un “break” (“caratèla”), trainato da un asinello condotto dal fido Erculèin. Aveva viaggiato molto nelle capitali europee, in particolare Parigi e Berlino, facendosi una cultura urbanistica che impiegherà per elaborare la sua idea di Riccione “Città giardino” per un turismo residenziale e di qualità.

La prima chiesa al mare

Acquistò 90.000 mq. di terre sabbiose sotto la ferrovia tra Viale Viola (ora Ceccarini) e Viale Milano (ora Cesare Battisti) e la linea demaniale ove realizzò la lottizzazione (1901); costruì la sua villa con annessa dependance per il fido lacchè (1878-79); in società con Emilio Amati eresse l’ospizio “Amati-Martinelli” per bambini scrofolosi (1877), il primo a Riccione e secondo in Romagna dopo il Matteucci di Rimini (1870); donò un’area per la costruzione della prima chiesa al mare. Ha rappresentato la comunità riccionese nel Consiglio Comunale di Rimini, nelle elezioni del 1880, 1884 e 1889.

1986 i Campionati Mondiali di Bmx a Riccione

Mondiali Bmx a Riccione, corre l’anno 1986

Non c’è dubbio per i mondiali di BMX a Riccione tirava un’ aria californiana: paracadutisti che piovevano dal cielo, sbandieratori, fanfare, discorsi delle autorità (quelli ci sono ovunque…) ma soprattutto perché, vicino alla pista in zona stadio dove oggi c’è un grande parcheggio, sbocciarono per l’occasione chioschi di hamburger, anziché piadina.

Uno scenario unico con la carica dei 600 ragazzini della Bmx, le minibiciclette da cross diventate famose dopo il film di E.T. Eravamo nel pieno degli anni ottanta, per la precisione 18-20 luglio 1986.

Protagonisti piccoli superman delle ruote artigliate, con le spalle imbottite come giocatori di football americano, nei loro caschetti, nelle loro tute dai colori accesi. Allora la BMX (abbreviazione di Bicycle Motocross) era il sogno di tanti ragazzini, disciplina ciclistica nata negli Stati Uniti nel 1968 e rapidamente diffusasi nel resto del mondo nel corso del decennio successivo, soprattutto grazie al film di Spielberg con l’iconica scena dei piccoli eroi che volano sulle due ruote.

I cancelli di partenza della pista, sullo sfondo il campanile della Chiesa San Lorenzo.

Si arrivava in Romagna dopo l’edizione dell’anno precedente di Jesolo con circa 600 i partecipanti, tutti tra i 12 e i 20 anni, provenienti da 12 nazioni che per tre giorni gareggiarono a Riccione nelle 14 categorie previste. La pista, si trovava dove oggi c’è il nuovo parcheggio della zona stadio, venne definita dai partecipanti magnifica: 260 metri di saliscendi in terra battuta rossa, con una partenza con cancello e pendio asfaltato per venti metri con le otto corsie delimitate per i partecipanti di ogni manche.

Manifestazione veramente di respiro mondiale: Brasile presente con cinque ragazzi, otto dallo Zimbabwe e un colombiano. Oltre a loro tanti dall’Europa: Svizzera, Belgio, Austria, Germania,Spagna, Olanda, San Marino, Francia, molti arrivati a Riccione in camper sognando le gesta del film E.T. 200 gli italiani al via con quelle bici (150 mila lire allora il costo medio) e tanti genitori al seguito. Molti di loro saranno tornati con figli al seguito, forse oggi con con una e-bike.

Giornale n. 1 2023 – Aumenta tutto, anche il nostro entusiasmo per Famija Arciunesa

Non devo raccontarvi niente, ognuno di noi è alle prese con l’aumento del costo della vita, dell’energia e delle materie prime.
Ci siamo andati a sbattere pure noi di FA: la carta del giornale che state sfogliando è aumentata più del 60%. Clamoroso.

Ma siamo Famija Arciunesa e come tutti voi ci stiamo dando da fare per portare avanti l’attività della nostra storica associazione e del suo giornale. Ancora una volta i nostri inserzionisti hanno compreso fino in fondo il senso di quello che facciamo: la volontà di raccontare, divulgare e valorizzare la storia di Riccione, le nostre radici e la tradizioni, senza mai dimenticare la solidarietà.

E così tra i tanti imprevisti che possono capitare in un progetto editoriale o incrociando il vuoto di chi ha imbrattato la nostra sede succede anche che ti arrivi il messaggio da un punto tesseramento per raccontarti di una ragazza bolognese, appena trasferitasi nella Perla Verde, che acquista in un colpo solo l’infografica sulla storia di Riccione, realizzata da FA insieme ai ragazzi del Liceo Artistico, e tre nostri libri dedicati alla nostra città. Evviva!

Avere un’identità, riconoscersi in essa, sentirsi parte di una comunità sono e saranno sempre, per fortuna, esigenze primarie per ogni individuo.
Chat, forum e gruppi alimentano la “comunità virtuale”,
anche noi di FA lo facciamo ma tutto ciò non soddisfa in pieno l’esigenza di ritrovarsi fisicamente, guardarsi negli occhi, essere in contatto nello stesso luogo, creando valori e significati condivisi: un senso di appartenenza.

Il progetto dell’infograficaRiccione 100 anni di storia”, pensato per il Centenario, è una delle risposte che abbiamo provato a dare a questi bisogni.
Ci è stata richiesta da alcuni nostri inserzionisti, per gioco sono così diventati i nostri testimonial, qualcosa che potrebbe avere un effetto domino con tanti altri imprenditori, professionisti, albergatori, bagnini, commercianti, artigiani che si mettono in gioco acquistandola ed esponendola.
E’ veramente bella e interessante, fatelo! Come al solito i proventi andranno a sostenere le nostre iniziative di solidarietà, l’ultima cronologicamente la spesa in prodotti alimentari di 1000 euro per l’Emporio Solidale.

Per ritrovarci durante le festività abbiamo invece riproposto il contest “Vota il Presepe”, attivato il mercatino delle Pigotte con l’Unicef nella nostra sede (nuovo orario di apertura mercoledì 16.30-18.30) e presentato due nuovi libri.

Tutti i dettagli si trovano in questo primo numero del 2023 di Famija Arciunesa che a da 43 anni entra nelle case dei riccionesi e, con un sorriso così, vi assicuro ancora per tanto tanto tempo!

Abbiamo anche aperto il tesseramento per il 2023, sosteneteci!

Francesco Cesarini
Presidente Famija Arciunesa

Giornale n. 5 2022 – Natale a tavola, tra algoritmi e cappelletti

Mettendo a tavola più di 200 persone nell’ultima cena di beneficenza riflettevo su come stia cambiando il mondo. Mi districavo nella geografia di conoscenze e amicizie per comporre i tavoli: la volontà era quella di mettere tutti a proprio agio per una bella serata conviviale e pensavo come oggi a farlo per noi sia spesso un algoritmo, una formula matematica che si attiva per facilitarci le decisioni.

Succede sui social per incrociare profili affini con cui ritrovarci a parlare e magari un domani anche per sederci a tavola solo con quelle persone con cui condividiamo medesimi gusti, interessi ed idee. Tutto ciò presuppone l’utilizzo di meno empatia, è più semplice, ci si ricava una propria comfort zone.
Ma l’empatia è determinante nelle relazioni e andrebbe allenata ogni giorno. C’è dunque il rischio di perdersi un pezzo di mondo e la capacità di relazionarsi per comprendere un punto di vista differente dal tuo.

Avete presente il clima da rissa che c’è in giro?
Ecco. Manca lo sforzo di entrare in relazione, viene a meno l’empatia, siamo fuori allenamento, ci si arrocca marcando confini, lo facciamo di continuo anche inconsapevolmente mentre la tecnologia cerca di fornirci un modello di realtà prevedibile, illudendoci di avere tutto sotto controllo: succede nel remarketing quando facciamo acquisti online o addirittura nell’educazione dei figli utilizzando le App.

Il paradosso è che la nostra crescente dipendenza dalla tecnologia rischia di farci diventare più incapaci e vulnerabili rispetto ad un mondo reale che da complicato si è trasformato in complesso ma soprattutto imprevedibile,
dove i modelli matematici predittivi sembrano contare veramente poco.
Stiamo attraversando l’ennesima crisi finanziaria, il Covid, la guerra, l’emergenza energetica, tutte vicende che ci hanno fornito scenari imprevedibili.
Resilienza, capacità di adattamento, coraggio, sperimentazione, creatività sono state e sono determinanti per cambiare abitudini e riferimenti.

Ritrovarsi, guardarsi negli occhi, mettersi nelle scarpe degli altri potrebbe essere più utile di un rassicurante algoritmo che simula una quotidianità sotto controllo mentre il mondo reale, quello vero, ci riserva continuamente imprevisti.
Gli analisti sostengono che i nostri figli nel prossimo futuro saranno occupati in mestieri che oggi per il 60% non esistono.

E come reagiranno davanti all’imprevisto? Si affideranno ad una App?
Forse servirà poco anche la nostra esperienza professionale perchè il mondo del lavoro cambia troppo velocemente.

Alla fine conteranno ancora una volta le relazioni, gli amici, i rapporti fiduciari,
i sentimenti, il pensiero profondo.
In questo mare d’incertezze, “stare a tavola” anche senza segnaposti è un esercizio utile per tornare ad essere curiosi, conoscere ed apprendere.
Fatelo anche a Natale, magari con quello zio spocchioso che vedete una volta all’anno, con la seconda moglie di vostro fratello che non sopportate oppure con il fidanzato di vostra figlia con le AirPods sempre sparate a mille nelle orecchie e anche con la suocera che poi, nonostante tutto, due cappelletti in brodo come dio comanda, ve li ha sempre preparati.
Di questi tempi…
Buone Feste.

Francesco Cesarini
Presidente Famija Arciunesa

Giornale n. 4 2022 – Nuovo direttivo di FA. Francesco Cesarini: “una conferma che ci inorgoglisce”

Famija Arciunesa rinnova il proprio cda sul solco della continuità

Dopo le elezioni del 20 luglio il nuovo cda si è riunito per la nomina delle cariche sociali. Dopo il primo mandato sono stato confermato Presidente e questo mi riempie di orgoglio perchè è un attestato di stima per quanto fatto con tutta la squadra di Famija Arciunesa che è ancora quasi tutta al mio fianco.

Ci aspetta un’altra bella ed entusiasmante sfida da vivere tutti insieme: al mio fianco confermata Vice Presidente Alessandra Prioli e rinnovato l’incarico di tesoriere ad Antonio Batarra. L’unica novità del Direttivo insediatosi ed in carica per i prossimi 4 anni è Davide Schinaia che sostituisce Federico Galli, impossibilitato a garantire il consueto supporto. Tutti confermati i rimanenti consiglieri Antonio Cianciosi, Paolo Santovito, Valerio Tullio, Andrea Urbinati e Roberto Terenziani.

Il primo mandato ci ha visti impegnati in piena pandemia nella storica raccolta fondi “Riccione contro il Coronavirus” per il nostro Ospedale Ceccarini donando oltre 108 mila euro in attrezzature e macchinari sanitari e 15 mila euro in buoni spesa per le famiglie bisognose. Tutto questo grazie ai riccionesi. Fantastico!

Il nuovo Direttivo di FA 2022/2025. Da sin.a: Paolo Santovito, Roberto Terenziani, Antonio Batarra, Andrea Urbinati, Francesco Cesarini, Alessandra Prioli, Antonio Cianciosi, Davide Schinaia, Valerio Tullio.

In tantissimi ci hanno sostenuto per la grande storia che Famija Arciunesa rappresenta per la nostra città, per noi è un motivo di grande soddisfazione ed anche una grande responsabilità da portare avanti.
Durante questi tre anni abbiamo organizzato eventi di beneficenza come la cena che ci ha permesso di donare 4 mila euro all’Aism.

Siamo tornati nelle vie di Riccione con le “Castagne della Solidarietà” insieme alla Croce Rossa per l’acquisto di una nuova ambulanza. A proposito, vi aspettiamo in Viale Ceccarini! Negli ultimi due fine settimana di ottobre e i primi due di novembre torneremo ancora per raccogliere fondi con le caldarroste.
Vorremmo poi ampliare il gruppo dei volontari per continuare le nostre attività e se possibile mettendoci alle spalle le restrizioni per il Covid rivivendo la socialità della nostra sede che tra l’altro dovremo ristrutturare e sistemare. Abbiamo intenzione di proseguire con il nostro progetto editoriale che ci ha visti pubblicare sei nuovi libri legati al territorio, in cantiere una nuova pubblicazione per il compleanno del centenario e a Natale una sorpresa sulla storia di Riccione da realizzare con gli studenti riccionesi.
Lavoreremo anche per arricchire il nostro sito famijarciunesa.org con già centinaia di articoli sulla storia e i personaggi di Riccione.

Tra i tanti progetti c’è la voglia di tornare a ridere facendo beneficenza con le commedie dialettali del mitico Giuseppe Lo Magro. Noi come sempre ci siamo per valorizzare le radici e la storia della nostra città, lo abbiamo fatto in questi mesi anche nelle scuole, iniziativa che puntiamo a ripetere in modo ancora più continuo e strutturato.

Francesco Cesarini
Presidente Famija Arciunesa

Selene Cuccurullo, per tutti Sally: sogni, progetti e malattia in un programma su Radio Ganzer

Selene Cuccurullo spirito artistico, a 18 anni le viene diagnosticata la sclerosi multipla ma risponde sorridendo alla vita.

Selene Cuccurullo. per tutti Sally, è un puro concentrato di travolgente energia positiva, 30 anni e sempre con il sorriso negli occhi.
“Sono sempre stata una bambina allegra e con una vena artistica, a 4 anni vestita da Puffo, imitavo Ambra e mi ha sempre affascinato il palcoscenico tanto che ho iniziato a danzare a 5 anni”. Poi crescendo sei rimasta nel mondo nella danza?
“A 16 anni facevo parte di una compagnia seguita da Gino Landi, per il musical “Aggiungi un posto a tavola” e vivevo tra Riccione e Roma dove ho studiato canto, recitazione e dizione per tanti anni. Poi è arrivata l’esperienza come cheerleader nel basket di serie A per la Fortitudo Bologna ed Armani Jeans”

Un fiume in piena capace di assecondare le passioni, poi cos’è successo? “A 18 anni ho avuto un grosso cedimento, era solo l’inizio di una lotta che poi durerà tutta la vita. Mi dicono corri in neurologia, c’è chi derubrica il tutto a crisi d’ansia. Ma poi arriva la diagnosi: sclerosi multipla” Come reagisci? “Allergica alla terapia al cortisone ed interferone inizia un calvario fatto di prove e test. Non mi abbatto e con 1200 euro in tasca mi trasferisco in Inghilterra dove mi testano in laboratorio per capire come mai così giovane avessi già i sintomi di una patologia che si manifesta solitamente dopo i 30 anni”.

Chissà che rabbia. “Reagisco e prendo la mia vita in mano. Approfitto del periodo di clausura negli appartamenti della clinica e studio.
Mi laureo col massimo dei voti in alta finanza in Inghilterra e trovo lavoro nella Borsa Inglese, dove in poco tempo raggiungo il ruolo di Head of Corporate and Strategy. Ma dopo qualche anno la malattia alza un muro, costringendomi al licenziamento. Con il terrore di non camminare più mi reco in Canada per coronare il sogno americano, quando sembra tutto in piano arriva il Covid e torno in Italia”.

Cosa hai capito da tutto questo? “Ho sfruttato il Covid per far comprendere alle persone in quel momento tutte sofferenti come ci si sente a stare in quarantena” In che senso? “Noi cosiddetti diversi siamo messi in quarantena dal mondo tutti i giorni, per una scelta sessuale, per il colore della pelle, per una disabilità. Siamo categorizzati e a volte emarginati. Per questo decido di creare un podcast su Spotify “Più Unici Che Rari”. E cosa succede con l’esperienza al microfono? “Incomincio a dare voce alle persone diverse, autentiche che hanno talento e che nella vita hanno dei sogni e combattono con dignità. Lo faccio per far capire al mondo che se il mio sogno è il cinema, il teatro, la radio, non devo essere sminuita per la mia diversità, al contrario apprezzata perché ho qualcosa di gioioso da raccontare”.

In effetti sei una persona molto solare. “Parlo solo di gioia, la vita è già abbastanza difficile per poter parlare di cose tristi. E così arriva un raggio di sole. Dopo mille no da parte di tutte le radio a cui ho sottoposto il mio progetto, un giorno incontro il mio angelo: Sabrina Ganzer. Durante la serata scambiamo due chiacchiere e quando sto per lasciarla, mi dice guardandomi amorevolmente “tu cammini con la stampella ma non sei infortunata, sei malata di sclerosi multipla”. Anche suo padre soffriva della stessa malattia.

Si apre una nuova strada? “Ci rivediamo e le racconto le mie aspirazioni “la mia radio sarà la tua” mi dice commossa. Inizia così Radio Ganzer, frutto di anni di sacrifici di Sabrina. il suo rischio più grande ma anche la sua più grande soddisfazione è darmi carta bianca per il mio programma che si tiene ogni sabato e domenica dalle 11 alle 12. Radio Ganzer è una realtà inclusiva con al centro nel week end anche argomenti importanti come disabilità, depressione, malattie terminali, omosessualità”.

Un rapporto importante quello con Sabrina Ganzer e la radio. “E’ nato un legame forte come tra mamma e figlia. Radio Ganzer è una famiglia, è verità, onestà, genuinità. Ora ho anche addirittura l’accesso alla parte tecnica della radio ed è tutto molto gratificante ed entusiasmante”.

Francesco Cesarini