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Dante Tosi, riccionese fino al midollo

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Dante Tosi è stata ed è una figura centrale per Riccione. Il suo impegno politico, la valorizzazione del dialetto, la particolare capacità e attitudine alla ricerca storica ne fanno una delle colonna della storia locale. Importantissima anche la sua passione ed attività di ricerca sulla marineria riccionese.

Il padre di Dante era Giuseppe, di una grande e nota famiglia quella dei Tosi (i Martloun), riccionesi da generazioni. Purtroppo venne a mancare poco più che trentenne per polmonite e la moglie, Agrippina Torri, con dedizione ed enormi sacrifici fece crescere i suoi 5 figli ancora molto piccoli: Dante era il secondogenito.

Frequentò le scuole sino all’età di circa 12 anni e subito dopo andò a lavorare assieme ai fratelli Luciano ed Enzo nella farmacia dell’Amarissimo in viale Ceccarini, grazie alla benevolenza della signora Passerini, relegando lo studio, per il quale era molto portato, a scuole serali che frequentò con profitto per diversi anni.

Venne chiamato per un breve periodo alle armi ma cercò presto di rientrare, per aiutare la famiglia ed anche per una totale avversione alla guerra: si nascose assieme ai suoi cari per un periodo a San Marino poi, passato il fronte, ritornò con loro nella casa di via Mameli, all’Alba. Un carattere molto riservato e un po’ austero quello di Dante, che però si apriva agli altri quando aveva modo di affrontare discussioni interessanti, funzionali alla risoluzione di problematiche ma anche semplici disquisizioni intellettuali o politiche.

DANTE TOSI STORICO E POLITICO
La passione per la lettura è sempre stata sua compagna fedele… ma ancor di più la scrittura: con una tenace ricerca di documenti antichi e testimonianze della nostra gente, che amava intervistare e raccontare, ha scritto buona parte della storia di Riccione e dei riccionesi. L’approfondimento poi del dialetto è stata fonte ispiratrice non solo per comporre poesie ma anche per introiettare ancora più da vicino ritratti, panorami ed emozioni.

Riccione 1953 una batteria di Sindaci di Riccione, in un fotogramma 4 dei 5 Sindaci di Riccione (manca G. Petrucciani 1960/65) che hanno tenuto la carica dal 1951 al 1975. Da sin.: Biagio Cenni, Dante Tosi, Nicola Casali, Ennio Della Rosa.

Un’eguale ma diversa passione per tantissimi anni dedicò alla politica, che lo vide in prima fila sui banchi del Comune nelle vesti di Consigliere, Assessore e per due anni Sindaco.

Dante Tosi durante una serata dedicata al dialetto.

Un ruolo, quest’ultimo difficile per lui, troppo emotivo e ‘puro’ per reggere le molteplici pressioni che spesso comporta; difficile al punto da provocargli disturbi che avrebbero poi compromesso la sua salute. Si fidanzò a 23 anni con Liliana Matteoni, figlia di Dino e Nerina, che con la loro pensioncina in zona Marano furono tra i pionieri del settore, conquistandola con modi garbati e romanticissimi versi; si sposarono dopo poco e misero al mondo Maria Grazia e Giancarlo.

DANTE TOSI E LA MARINERIA
Un’altra trascinante passione fu quella per la marineria. Lavorò tanti anni come segretario della Cooperativa Piccola Pesca, nel suo “ufficino” sulla piazza del porto che aveva attiguo un negozio sempre da loro gestito. Dante era un punto di riferimento fondamentale per i marinai ma anche per i bagnini. Il suo operato non era solo quello di risolvere questioni burocratiche o tecniche che riguardavano il porto e tutto ciò che gli ruotava attorno, ma anche umane, che per la pacatezza e diplomazia che gli appartenevano riusciva ad appianare (tale operato verrà poi omaggiato, dopo la sua morte, con l’intitolazione della piazzetta del porto).

Negli anni dopo essere andato in pensione dalla mansione della Piccola Pesca, avviò assieme alla moglie Liliana un negozio di nautica e pesca all’ingrosso, che si allargò anche al minuto: attività che anch’essa lo coinvolse al cento per cento. Il suo è stato quindi un cuore appassionato… che però smise di battere il 18 settembre del 1996, lasciando un grande vuoto nella sua famiglia ed anche gli ultimi libri che non riuscì a completare, ma che grazie a Famija Arciunesa, con la quale ha tanto collaborato, vennero pubblicati postumi.

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