Il premio Nobel Dario Fo, un legame profondo che parte da lontano, fin da quando era bambino e poi il Premio Nazionale Riccione Ater per il Teatro.
E’ stato costante il legame che Dario Fo (1926-2016) ha mantenuto con Riccione fin da bambino, quando arrivava in Riviera per trascorrere le vacanze in colonia. Il “Giullare” del teatro nel tempo è poi tornato più volte per spettacoli, presentazioni di libri, nonché mostre come “Il Teatro dell’occhio” nel 1984 allestita in occasione del Premio Nazionale Riccione Ater per il Teatro.
In una grande retrospettiva si presentò l’opera di Fo come scenografo costumista, grafico e anche pittore, con l’esposizione di 150 opere fra disegni, bozzetti, acquerelli originali con i progetti di scena, i costumi, i pupazzi, i manifesti, i tazebao politici e gli oggetti di scena. Ma l’impronta più popolare che il celebre artista ha lasciato alla città, è stata la serie di vele d’epoca che tuttora addobbano le casine dei ba- gnini in spiaggia.
Dario Fo avanzò le proposte al sindaco di allora, Daniele Imola, che a sua volta le fece realizzare agli studenti del Liceo Artistico (già Istituto d’arte) Fellini, su disegno dello stesso Fo. “Riccione mi piace! – Mi confessò il Nobel qualche anno fa -. La prima volta sono venuto in riviera con l’organizzazione dei ferrovieri, che portava i bambini nelle colonie elioterapiche. Avevo cinque anni.
Sono andato al mare dappertutto, ma per me il mare è rimasto l’Adriatico. Qui tra l’altro ho tanti bei ricordi. Ho allestito la mia prima grande mostra di pittura e ho debuttato con due diverse commedie, tra cui “Quasi per caso una donna: Elisabetta”. Ci sono poi tornato per il debutto de “Il vangelo degli straccioni”. Amo questa città nel suo contesto, amo la collina, il mare la gente. La frequento da quando sono nato, come un uccello di ritorno”.