IL TORNEO DEI BAR RICCIONESI
Nel periodo dal 1966 al 1971 si disputò nel campo sportivo di viale Lazio l’agguerritissimo torneo dei bar riccionesi. Nel periodo primaverile ogni sabato pomeriggio e domenica mattina, gli spalti erano gremiti di accaniti tifosi.
Nel corso degli anni tanti i bar partecipanti, diversi col nome attual- mente cambiato o non più esistenti: Alba, Roby, dei Cigni, Latina, Grottino, Roma, Harry’s, Trento, 3 Moschettieri, City, Piada d’Oro, Italia, Portofino, Pino, Centrale.
Un torneo amatoriale dove il tifo era molto forte, tutte le squadre erano sostenute a gran voce e la rivalità era notevole.
Ogni volta che potevo seguivo con grande interesse questo torneo, al quale partecipavano anche giocatori da un passato glorioso o talenti “sprecati” che per svariati motivi non avevano fatto strada nel calcio professionistico.
Le partite erano spesso molto combattute e per gli arbitri non era per niente facile arrivare al triplice fischio finale.
Non mancavano episodi curiosi, come quella volta che a un portiere “nato stanco”, in pieno svolgimento di gioco portarono una sedia per potersi riposare ogni qualvolta l’azione si svolgeva lontano dalla propria porta.
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Oppure quando un tifoso di una squadra in largo vantaggio, passò davanti ad un gruppo di sostenitori avversari con un mangiadischi che a tutto volume suonava la famosa canzone di quei tempi “Bisogna saper perdere”.
Le finali solitamente si disputavano in notturna allo stadio comunale di via Forlimpopoli, inaugurato nel 1962. A quei tempi per alcuni anni era stata montata una tribuna coperta “Innocenti” con una capienza di un migliaio di posti e nelle finali del torneo dei bar era piena di tifosi.
Il regolamento prevedeva che in caso di parità la finale per il 1° e il 2° posto dovesse essere rigiocata, maliziosamente si diceva per motivi d’incasso.
In una di queste finali fu penalizzata dalle decisioni arbitrali la formazione giallo-nera del bar Trento che in netto vantaggio fu raggiunta sul pari dagli avversari.
Per protesta la squadra del quartiere Abissinia non si presentò alla ripetizione della finale e ai propri dirigenti, lungamente squalificati dall’UISP organizzatrice del torneo, venne un’idea geniale: costruire addirittura un campo sportivo per poi far nascere la lunga storia dell’ASAR.
Rudy Bacchini