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L’idea di un porto nasce nel 1866

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Ci sono voluti 30 anni prima della sua realizzazione promossa da Don Carlo Tonini

I pescatori Riccionesi sono insofferenti, non possono più restare con le loro barche ancorate sulla riva del mare, esposte ai rischi di perderle ad ogni levar di burrasca. La precarietà della situazione spinge i proprietari ad emigrare nei porti di Cattolica e di Rimini nei quali si è al sicuro e dai quali si può continuare l’attività peschereccia in ogni stagione dell’anno.

Si tratta di 50/60 marinai con un carico di famiglia di 200/250 persone che, oltre al resto, soffrono i disagi e gli scompensi di una migrazione stagionale e permanente per lo più obbligata. Un esodo che coinvolge circa un quarto della popolazione della borgata. Don Carlo Tonini, parroco della Chiesa di San Martino, conosce e vive il problema dei suoi parrocchiani e si fa promotore di un progetto per la costruzione di un ridosso alla foce del Rio Melo. La minima opera portuale consiste: “Di una palafitta di metri 50 nella marea all’imboccatura e metri 40 lungo il Rio, piantata sulla riva destra del piccolo corso d’acqua: era il 1866.

Il progetto
Secondo i conti del Parroco si prevede una spesa di 8.000 lire ed il suo finanziamento è previsto con la contribuzione dei proprietari delle barche e da un esborso dei Comuni limitrofi ritenuti beneficiari dell’approdo. Al Comune di Rimini si chiedono i proventi del Dazioconsumo e della Tassa di cabotaggio, ma la proposta non va avanti. Rimini del resto, non è convinta della necessità dell’opera. Per smuovere qualcosa occorre l’uscita della Legge 2 Aprile 1885, n. 3095 la quale tra l’altro, prevede la costruzione di porticcioli col contributo dello Stato e delle Province. I pescatori locali ritornano alla carica spalleggiati dalla popolazione della Borgata. Ottenendo che si faccia un progetto per il piccolo approdo alla foce del Rio Melo.

Nel 1896 il progetto è pronto (sono passati 30 anni dalla prima iniziativa di Don Carlo Tonini!) ma qualcosa ancora manca per dare il via; e non è una cosa da poco: mancano i soldi. Il Comune è indebitato ed ha ormai impegnate tutte le Delegazioni per poter garantire un mutuo a copertura della somma di 16.000 lire di sua spettanza.

Nel 1950.

L’intervento di Maria Boorman Ceccarini
I Consiglieri Sebastiano Amati e Giovanni Papini, rappresentanti di Riccione nel Consiglio Comunale, prendono l’iniziativa di chiedere alla signora Maria Boorman Ceccarini, già benemerita per la popolazione, la disponibilità di accordare un prestito al Comune. La Signora è d’accordo di prestare la somma di 24.000 lire all’interesse del 3,50% e il rimborso della vera sorte in rate annue di 2.000 lire. E’ un’ottima offerta che la Signora migliorerà rinunciando agli interessi. L’affare è fatto. Finalmente, la comunità riccionese presto avrà il tanto agognato e necessario porticciolo rifugio.

Finalmente dopo 30 anni
L’impresa Bartoldi Luigi, il 26 agosto 1896 stipula col Comune di Rimini il contratto per la costruzione del porto di Riccione. L’opera consiste di due palizzate di legno costruite alla foce del Rio Melo. I pali, di pino, sono infissi a doppio rango, ravvicinati per contenere l’imbottitura con sassi del monte e tenuti assieme da cinture trasversali e da cordoni di tavole di pino inchiavardate. I moletti sono protetti all’esterno con pietrame d’Istria alla rinfusa.

1930 – Il porto di Riccione con il faro

Archivio: Foto Riccione

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