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Riccione Paese: il vecchio borgo raccontato da

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Il libro con le famiglie, gli amici e i personaggi delle vie del Paese: Bsarèc, Pozzi, Gnagna, Don Tmas, Gioumariòun, Gvan dla Fusaia, Tony dal scherpe, Baraclèin, Ristèin ad luchin… Riccione Paese: il vecchio borgo raccontato da Gianfranco Tentoni nelle pagine di un suo libro.

CAMMINANDO SUL CORSO

Il Corso cominciava da lì, da dove partiva la circonvallazione.
Da una parte vi era Selva il marmista, dall’altra la casa dei Fabbri. Il babbo lavorava in comune, Frangiotto il figlio veniva a scuola con noi. Poi, le case popolari.

Nella prima abitava la famiglia Olivieri, il babbo arrotino girava con la sua bicicletta con una mola installata sul cannone. Coi pedali faceva girare questa mola mediante un marchingegno, sempre sul cannone, per arrotare coltelli e quant’altro in tutta Riccione. Sotto casa, il figlio lavorava da meccanico di bici e motorini.

LA FAMIGLIA BSAREC

Poi, i Casadei (Bsarèc). Erano in tanti, il babbo Giuseppe, la mamma Elma, la Maria, la Giuliana, Guido, Virgilio, Romano, Bruno, Sirio, Ottavio e Novaro. Questa era la famiglia dei Bsarec.

E poi la casa dei Tamagnini, Nando l’imbianchino, i Pozzi e Ortensio l’infermiere. La casa seguente era abitata da una famiglia della quale non ricordo il nome, il babbo era cieco, il figlio Orfeo andava a scuola con mio fratello Mario.

LA CROCE ROSSA

Poi la palazzina della Croce Rossa con il parco macchine e il magazzino, il custode era Bagli, il babbo di Giancarlo e Leandro. Nell’angolo del viale che sale verso Scacciano (Viale Abruzzi), sempre sul Corso, c’era il distributore di benzina di Federico e di fronte alla Croce Rossa, in Viale Derna, stava Morri il maestro d’ascia.

La casa di Gino Galli, un signore amico dei Mordini e dei Mancini, cacciatori di pelo e di penna di grande tradizione, era di fronte al distributore. Sotto casa, aveva l’officina Bruno, meccanico di moto d’epoca, il magazzino e la vendita di carne e pollame dei Piccioni. Dopo, Cori il barbiere e il Bar Milano. Di fronte, la falegnameria di “Gnagna”, lo zio di Camillo e il forno di Virgilio Casadei. Più avanti, i laboratori dei Calza, la villa dell’ammiraglio, al di là della strada Bernabè del gas e delle biciclette.

DON TOMMASO

Continuando, le casine di Don Tommaso (Don Tmas) e di Fausto (detto Coppi), la mamma era parente di mio babbo Fogliano. Più in là il forno dei “Paladèin” (ora lo gestisce mia nipote Sabrina Tentoni con il figlio) e percorrendo il borgo sulla sinistra (era il molino di Ughi), la bottega dei generi alimentari della Rosa “ad Pippèin”, il tabacchi della Fau- stina e la latteria “dè Scènt”. Di fronte alla bottega “dla Rosa ad Pippein” il negozio degli zaghini, vendevano granaglie, mangimi e altro per il giardinaggio.

 Gianfranco Tentoni

PRIMA DELLA LA VECCHIA CHIESA…

Dopo poco, prima della vecchia chiesa, il negozio di casalinghi della Speranza (era il nome della signora) e di suo marito. Passando dietro in Via Lazio e guardando- mi attorno, mi sembra di rivedere quelle vecchie case. Sul lato sinistro quella di “Parèin” che aveva due cavalli e due carrozze, d’estate lavorava coi turisti alla stazione. Poi, la prima casa era quella dei “Baraclèin”, il babbo era infermiere, la mamma, la sorella e il figlio Lopez.

Poco distante la casa dei “Scacin”, commercianti di pesce, i fratelli Tino e Pino, ora entrambi hanno i negozi in Corso F.lli Cervi. Nell’angolo opposto abitavano le sorelle Pozzi, la Tiziana, l’Adua e la Maria ed poi zangheri il maniscalco il quale, subito dopo la guerra, si mise a produrre reti metalliche per i letti.

Poco più in là nell’angolo del vialetto c’era la casina del direttore delle Poste, il signor Varo, e la casetta di “Gvan dla fusaia”, l’officina degli Spazzini vicino alla palazzina con gli uffici. Sul lato destro della via, di fronte, trovavi il magazzino del pesce di Mario zangheri e la stal- la coi cavalli di Primo Pecci detto “Gioumariòun”, il nonno di Enzo e babbo di Sirio.

SIRIO PECCI

A proposito di Sirio, lo zio di Enzo, di lavoro faceva l’imbianchino. Un giorno io ed Enzo c’eravamo fermati a guardarlo mentre dipingeva una stanza. Sirio chiamò Enzo e gli disse di andare a prendere una bottiglia d’acqua alla fontana, poi rivolto a me disse “Franco! Tu devi andare a prendere in farmacia dal Dott. Cortesi 5 lire di “ombra del campanile”, che devo mettere nella tinta”. Presi le 5 lire e andai in farmacia. C’erano 4-5 persone. “Vieni Franco! Cosa vuoi?”. “Mi ha mandato Sirio, mi deve dare 5 lire di ‘ombra del campanile’”. Il dottore capì e mi disse che l’om- bra doveva arrivare nel pomerig- gio. Quando uscii dalla farmacia sentii dietro di me una gran risata. Dopo qualche tempo avevo capito il perché. Sirio era un personaggio, scherzoso e simpaticissimo. Ciao Sirio!

VIA ASMARA

Di fronte, nel Viale Asmara, dopo la casa della Nanda, c’era la casa di Scoccia e di Skin, lo zio e il babbo di Mirco Migani, poi la casa dei Giuli “Tony dal scherpe”, ora in Piazza Unità. Dopo, la famiglia di “Bundèin” e dei “Sbròmble”. Girando a destra nel vialetto la famiglia dei Giunta con le sorelle Anna e Teresa, due ragazze molto belle, e il fratello parrucchiere. Poco più su la famiglia Arcangeli di Oreste detto “Ristèin ad luchin” e Livre con i figli Silvano, Giorgio, la figlia Anna e la mamma.

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