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Due piloti e una sola macchina

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Il sogno di Roberto Casadio e Alberto Sartini: correre con una “Formula Fiat Abarth”. Una storia di silenzi e incomprensioni al “traguardo” dopo trentacinque anni. Due piloti e una sola macchina…

Un padre, un figlio ed un bolide. Sembra la trama di un romanzo ma è invece storia vissuta, fatta di episodi, incomprensioni, silenzi ma anche valori. A raccontarcela Alberto Sartini, tutto partì da un auto “soffiata”.

LA RIVALITA’

“Sì, tutto incominciò con un auto “soffiata”” –ricorda Alberto– “Alla guida della Formula Fiat Abarth, che inizialmente mio padre aveva comperato per me, mise Roberto Casadio”.

Come mai? “Dopo una breve chiacchierata, gliela aveva affidata per il Campionato. La “mia” Formula, in men che non si dica, era salita sul carrello di un estraneo. Io e Roberto non ci conoscevamo, non mi interessava né conoscerlo né diventargli amico, anzi, sinceramente per lui nutrivo lo stesso sentimento che si può provare per il fidanzato di una ex”.

Fu motivo di tensione? “La decisione di mio padre non mi era piaciuta, ma pur di non dargli soddisfazione, finsi che la cosa non mi interessasse né, tantomeno, che mi avesse infastidito, però così non era e quella ferita rimase aperta per lungo tempo”.

Roberto Casadio sfreccia sulla Formula Abarth.

Cosa ti passava per la testa… “Da parte di mio babbo non fu uno sgarbo nei miei confronti, ma semplice- mente una decisione di carattere commerciale che però non aveva condiviso con me e, cosa ben più grave, non aveva pensato neanche lontanamente dal chiedermi un parere. Incrinando il famoso rapporto padre/figlio che in quel periodo era già precario”.

Come andò poi? “Roberto corse tutto il campionato e ci restituì la Formula, più bella di quando gliela avevamo data, confidando che per l’anno successivo gli avremmo confermato “il sedile””.

UN MALEDETTO DESTINO

Fu così? “No, il campionato successivo Roberto non potè correrlo, un balordo lo travolse a pochi km da casa togliendogli la vita. Nonostante quanto fosse successo, per me fu un duro colpo. Roberto era diventato sia pur in modo trasversale uno di famiglia. Maria, sua moglie, scrisse una fantastica ed intensa lettera a mio padre ringraziandolo, tra le altre cose, per aver permesso a Roberto di coronare un sogno”.

Roberto con la mamma Maria Casadio

 

Da sinistra Alberto Galassi, Maria Casadio e Alberto Sartini

RITROVARSI DOPO TANTI ANNI

Un ricordo ancora molto forte… “Sì, dopo circa 35 anni ho avuto il piacere di conoscerla insieme ad Alberto Galassi, che di Roberto era un caro amico. Abbiamo trascorso qualche ora ripercorrendo alcune tappe della nostra vita che il destino, attraverso un’auto da corsa, ha voluto accomunare. Oggi mi sento di ringraziare Maria per avermi dato la possibilità, abbracciandola, di togliermi quel peso che mi sono portato dentro per molti anni. Rendere omaggio a Roberto su queste pagine mi permette di sdebitarmi e in qualche modo scusarmi anche con mio padre per avergli serbato rancore per tanto tempo”.

Francesco Cesarini

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