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Don Alessio, memorie di una resurrezione

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Colpito da una gravissima forma di Coronavirus, don Alessio Alasia, parroco di San Martino, è miracolosamente guarito. Ricoverato il 21 marzo all’Infermi di Rimini, è di seguito entrato in Terapia intensiva, dove ha trascorso cinque settimane in coma farmacologico. Dopo due mesi di calvario, il 16 maggio è tornato a casa.

MEMORIE DI UNA RESURREZIONE

La mia storia potrebbe essere quella di tanti altri. Sotto l’aspetto della malattia e delle com-
plicazioni che ho attraversato, la mia vicenda è certamente particolare, ma non più di tante
altre, ugualmente difficili e precarie.

Non è su questo che intendo soffermarmi anche se sono andato molto vicino al limite estremo. Al mio risveglio dopo cinque settimane di coma farmacologico nonostante la debolezza, subito sono stato investito da una gioia incontenibile che dura tuttora. Ho faticato un po’ a rendermi conto di quello che era capitato. Pian piano i contorni hanno cominciato a delinearsi.

Emozioni fortissime mi hanno attraversato in quei giorni. Quando dopo qualche giorno ho acceso il cellulare per poco non è esploso. Migliaia di messaggi mi erano stati spediti non soltanto dal giorno del mio risveglio, ma durante tutto il periodo in un cui sono rimasto incosciente.

Da quelli ho capito con quanta angoscia e trepidazione era stata seguita la mia “traversata nelle ombre” da un numero incredibile di persone. È così che ho preso coscienza di quello che era accaduto. E ogni nuovo giorno imparavo di nuove persone che inspiegabilmente si erano unite nella preghiera per sostenere la mia causa. È qui che io ritengo sia avvenuto il miracolo. Non tanto e non solo per la guarigione ottenuta, ma soprattutto per la fede che in moltissimi si è risvegliata così forte. Io non so quale meccanismo sia scattato.

Razionalmente potrei dire che tanto hanno contribuito gli appelli del vescovo e dei sacerdoti che si sono levati senza posa… Le case famiglia della papa Giovanni XXIII che in tutto il mondo invocavano l’intercessione di don Oreste. Sicuramente a farmi conoscere è stato anche il video che avevo pubblicato per i miei alunni poco prima di scoprire di essermi ammalato. Anche quello attraverso una sorta di tam tam ha fatto il giro del mondo. Tanti giurano di conoscermi e di essersi affezionati a me senza avermi mai visto di persona.

Ma ciò che ancora mi spiazza e mi lascia senza parole è il trasporto con il quale tantissime persone hanno sentito il bisogno di unirsi in preghiera come famiglia e di offrire quotidianamente un sacrificio per la mia salvezza. Quando ci penso mi commuovo fino alle lacrime. Alcuni hanno smesso di fumare e non toccano più una sigaretta, altri hanno ritrovato la gioia di rinsaldare i legami familiari spinti dalla stessa premura.

Alcuni negozi o esercizi commerciali hanno appeso alle vetrate messaggi di incoraggiamento rivolti a me. Alcuni hanno devoluto l’intero incasso della giornata per sostenere l’ospedale di Rimini dove ero ricoverato. “A don Stefano, che condivide con me la cura pastorale della parrocchia, va la mia infinita riconoscenza per essersi sobbarcato in modo impareggiabile la gestione di tutta la vicenda, soprattutto nel far giungere insieme a don Massimiliano gli aggiornamenti sul mio stato di salute.

Il mio pensiero oggi è rivolto a tutti quelli che non ce l’hanno fatta e alle loro famiglie che piangono la loro perdita. Soprattutto penso al modo in cui è avvenuto il distacco, senza neppure il conforto della vicinanza e del contatto fisico.

Penso anche a tutti quelli che stanno ancora lottando. Per loro e per le loro famiglie prego spesso, perché abbiano la forza di affidarsi al Signore e di affrontare con fede la malattia. La mia gratitudine e il mio ricordo costante corrono verso i medici e gli infermieri che mi hanno curato in quei giorni. Devo dire che la loro umanità e la loro competenza professionale impeccabile hanno fatto la differenza.

Non finirò mai di ringraziare per l’amorevole dedizione con cui sono stato trattato. Alla mia famiglia e alla mia comunità va tutta la mia riconoscenza per essersi prodigati in tutte le maniere per la mia ripresa. Benedico il Signore, come dicevo in uno dei primi messaggi vocali, perché riconosco che questa prova si è trasformata in una grazia per tanti.

Don Alessio Alasia, parroco di San Martino

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