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Fallani: da timoniere del Covid Hospital a paziente

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Mauro Fallani, il medico in prima linea alla guida del Pronto Soccorso del Ceccarini nei giorni più drammatici contro il Covid-19 e poi addirittura paziente per colpa del maledetto virus.

MAURO FALLANI AL TIMONE DEL PRONTO SOCCORSO

E’ stato al timone nei giorni più drammatici della pandemia, quando il Ceccarini si era trasformato in Covid Hospital, finché a fine emergenza il virus ha colpito anche lui. Mauro Fallani, (61 anni) primario del Pronto soccorso di Riccione a metà aprile è così finito all’Infermi di Rimini.

I DUBBI E POI IL VIRUS MALEDETTO

Ha trascorso giorni durissimi. Guarito, a fine maggio è tornato al la lavoro, sua gran-
de passione. Ha vissuto il Covid da medico e da paziente, giorni terribili! “Sono stato male a metà aprile, quando per fortuna a Riccione stavamo per chiudere il reparto covid, che
si era ormai svuotato. E’ comparsa la febbre, ma per una settimana non eravamo si-
curi della diagnosi, si brancolava nel buio, perché ho fatto cinque tamponi, bussola
della malattia, e sono risultato sempre negativo.

Oltretutto non ho avuto nessuno di quei sintomi che si elencano a proposito del Covoid: né tosse, né difficoltà con il gusto o con l’olfatto. La diagnosi della patologia è però sicura, accertata dall’immagine della Tac e dalla virologia. Sono così stato ricoverato nel reparto di Malattie infettive a Rimini. I primi due giorni ho fatto davvero fatica a respirare, ma con me sono stati tutti davvero bravi e umani, anche dal punto di vista della pneumologia”.

GRAZIE A TUTTO L’OSPEDALE INFERMI

Il personale sanitario ce l’ha messa tutta? “Sono stati davvero tutti bravi, carini, gentili, umani e disponibili sia negli Infettivi che in Pneumologia, personale medico, paramedico, portantini, tutti, pure chi portava il man- giare. E anche professionali, pur lavorando con tre paia di guanti, mi hanno sempre preso subito la vena. Mi sono sentito coccolato, ho avuto l’impres- sione di un ospedale efficiente e disponibile”.

E’ stata comunque un brutta esperienza! “Si, in primo luogo perché si sta male e secondariamente perché la patologia può evolversi in senso nega- tivo. Quando si fatica a respirare ho pensato: non succederà anche a me? Quindi la paura c’è stata, mia moglie era terrorizzata. Tra l’altro proprio in quei giorni con mio dispiacere all’Infermi per Covid sono scomparsi i colleghi Maurizio Bertaccini e Luigi Macori.

IL RICOVERO

Durante il ricovero per Coronavirus c’è poi il problema dell’isolamento. Per quanto si possa chattare e parlare con amici e parenti col cellulare si resta in una stanza con le finestre chiuse e questo fa effetto. Credo che gli anziani abbiano sofferto molto per questo. Da medico al Ceccarini, li ho visti gioire quando la scuola Brandi ci ha donato il tablet e si sono collegati con la famiglia”.

Perché tanti tamponi di persone positive sono risultati negativi? “Il tampone negativo pare riguardi un paziente su cinque, un 20 per cento di patologia. Può anche trattarsi di un errore di campionamento o il fatto che non siano state colonizzate le prime vie aeree. C’è una quota di pazienti che, come me, hanno una polmonite atipica e a conferma fanno una ricerca delle immunoglobuline sul sangue. Io le avevo negative il 15 aprile e positive a fine mese. Così è partita la terapia forte che dava anche molto fastidio”.

IL COVID AL CECCARINI, UN LAVORO DI SQUADRA

Prima di essere ricoverato, come medico si impegnato in prima linea per debellare l virus? “Da metà marzo a Riccione è stato attivato l’ospedale Covid con 19 posti in Medicina e 22 nell’ex Ortopedia, che gestivo io con un gruppo di medici, che impostava le terapie e seguiva gli esami la mattina, poi avevo una serie di medici che ruotavano sulle guardie il pomeriggio e la notte.

Siccome erano stati ripescati da altri reparti esterni alla specializzazione internistica, c’erano infatti i colleghi della Chirurgia della spalla, dell’Ortopedia, della Ginecologia e dell’Otorino, se avevano problemi mi chiamavano”.

Che aria si respira adesso al Ceccarini? “Siamo arrivati all’estate stanchissimi e anche con l’organico ridotto, per cui dobbiamo riorganizzare tutto il servizio, facendo intanto la funzione di reparto filtro per individuare eventuali pazienti covid, che ogni tanto capitano”.

La sua missione al Ceccarini continua? “Per ora si, ma il 31 ottobre dovrei andarmene in pensione”.

Nives Concolino

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