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Famija Arciunesa dona 1.500 euro per il restauro del Campanile della Chiesa di San Martino!

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Nella chiesa di San Martino torneranno ad echeggiare le campane, Famija Arciunesa 1.500 euro per il restauro del Campanile. Il Presidente Giuseppe Lo Magro consegna la cifra la parroco don Antonio Moro.

 

LE CAMPANE BLOCCATE NEL 2016
Ammutolite tre anni fa per motivi di sicurezza, le campane della vecchia Chiesa di San Martino, in Corso Fratelli Cervi, torneranno a squillare prima dell’estate. Lo annuncia il parroco don Antonio Moro, che le aveva “legate” nel 2016 per le lesioni che si erano create nella vecchia torre campanaria. Le vibrazioni, infatti, avrebbero rischiato di peggiorare la situazione. Mentre nella struttura imbragata da cima a fondo si eseguono i lavori da 80mila euro, procede la raccolta fondi, lanciata sul web dalla parrocchia.

INTERVENTO DA 80 MILA EURO
Anche Famija Arciunesa, in concomitanza con l’apertura del cantiere, per preservare questo bene storico ha donato a don Antonio un assegno da 1.500 euro. A proposito si rimarca che: “Negli 80mila euro è compreso lo smontaggio delle campane e della struttura in ferro che le sta sostenendo, l’eliminazione degli inutili conci di ferro incastrati nei muri e ormai tutti arrugginiti, la riparazione e la sigillatura con adeguata malta strutturale. L’intervento prevede anche il rinforzo dei pilastri attraverso il consolidamento con una rete in fibra di vetro e betoncino, l’installazione di un nuovo telaio in acciaio per il sostegno delle campane, nonché l’ammodernamento dell’apparecchiatura per il funzionamento automatico ora obsoleto e degradato”.

Come rilevato dai tecnici, le lesioni si sono create perché, durante la ristrutturazione del 1989 erano stati lasciati dei conci di ferro che nel tempo si sono ossidati, da qui la necessità di procedere con il consolidamento, per cui le tre campane verranno ancorate a una struttura d’acciaio e poi attivate con un sistema elettronico.

IL PRIMO DANNO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Un particolare: la torre campanaria era stata danneggiata anche durante la seconda Guerra mondiale. Una granata l’aveva centrato in pieno, costringendo a cambiare la copertura originale risalente al 1789. Nell’esprimere grande soddisfazione don Antonio rimarca: “Il lavoro che ha il placet della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Architettonici, è delicato, quindi per concluderlo serviranno tre/quattro mesi”.

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