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Teresio Troll, artista a tutto tondo

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Teresio Troll, creativo e da sempre con le antenne dritte sul mondo, ha fatto dell’arte la sua vita. Con Bonvi, il babbo di Sturmtruppen, inventò il cammello di Radio Sabbia.

Sei un riccionese doc, artista per naturale conseguenza, com’è stato il tuo percorso? “Sono nato e cresciuto a Riccione, al mare, e poi sperduto ovunque nel mondo. Il mare è un giudice, ti ricorda sempre da dove vieni te lo porti addosso, non come il fiume che scorre e quindi va. Da ragazzo non sono mai stato preso sul serio forse per l’aspetto: capelli lunghi, orecchino, ero insolito, forse non lo sono nemmeno adesso”.

Di sicuro hai sempre avuto un’anima artistica. “Sono un creativo e qualcuno ha anche cre- duto nelle mie intuizioni, alcune tra l’altro poi copiate. Tra le soddisfazioni ricordo il logo per Radio Sabbia con Bonvi l’ideatore della striscia di fumetti Strumtruppen, mi occupai di renderlo stilizzato, poi quello di Photo Sì, la “O” di Oliviero tutte intuizioni nate dal nulla, create insieme ad amici che hanno creduto nelle mie “stupidate”. Così come i titoli di alcune rassegne: una su tutte “Bravo Jazz”, con all’interno musicisti di alto livello”.

Essere creativi oggi è complicato? “Tendenzialmente scartano le idee nuove ma se funzionano poi le copiano tutti. Quando proponi delle novità in principio ti guardano con sospetto. Anche nel mondo delle discoteche, in cui ho lavorato tanto, i nomi spesso in passato sono stati mutuati da altre località: il Pascià, Bilbò, Il Poggio, la Capannina. Per il marchio del Peter Pan, spiazzando tutti, valorizzai Trilly Campanellino invece del personag- gio protagonista”.
Sei artista per scelta. Cosa vuol dire per te? “Significa avere un intento poetico e soffrire anche per questo, perché non si può fare altro magari anche di più remunerativo. È un modo di vivere la vita. Mangio quando ho fame, solo le cose che mi piacciono e alle ore che voglio. Da una parte vieni considerato strano ma da un’altra ti scusano. Quindi c’è un vantaggio. Ti “perdonano” in quanto “artista”. Un bel salvataggio”.

Essere nato a Riccione ha influito nel tuo processo creativo? “Riccione era un’isola fantastica, per tanti il centro del mondo. Dopo Saint Tropez a metà strada tra Pompei e Las Vegas, qui tutto era possibile: sono sbocciati molti miti della musica nazionale ed internazionale, Celentano gestiva un locale. Qui c’era il Bat Caverna, aperto da Don Gino Anglani, fuori dal qua- le, ero troppo giovane per entrare e dove, di pomeriggio, ho ascoltato Ritchie Blackmore!!! Il fondatore dei Deep Purple, Simon dei Primitives e tanti altri. Ho sognato di diventare artista intravedendo sui muri fumetti disegnati alla maniera di Crepax in un posto davvero particolare, il Club7, buio, tipo lounge bar senza servizio al tavolo, con dj una donna tutto questo mentre in riviera andavano le balere e le orchestre”

 

Insomma, un periodo diverso da quello attuale, ricco d’identità. “Qua potevi fare tutto. Giocare, divertirti e lavorare tanto. L’arrivo della stagione scatenava un fervore, un’invenzione, l’arte dell’arrangiarsi, un pò come oggi in certi villaggi dell’Indocina. È il mare che porta ad essere più inventivi. Nel tempo Riccione purtroppo si è omologata, prima esisteva più equilibrio ed armonia: c’erano case basse, villini e giardini stupendi”.

L’arte nel nostro quotidiano? “Si vuole il massimo con minima spesa e si copia. Mancano i riferimenti storici e non solo a Ric- cione. Tutto diventa come in un supermercato dove non alberga l’originalità, l’espressione, la manualità, la ricerca”.

Teresio Troll è anche attore e scrittore, giusto? “Amo giocare, come diceva Giorgio Albertazzi, che ho conosciuto durante i suoi laboratori a Riccione. Al teatro sono arrivato tardi, poi è nata la passione per la scrittura con diversi libri scritti, poesie e romanzi nello specifico. Sto ultimando l’ultimo, racconta di un uomo che lascia il mare per un paesino montuoso della Spagna. terra di flamenco, un flusso di pensieri raccolti senza seguire una logica: prima il taschino, poi la manica, dopo la fodera”.

Tu ami anche cucinare. “Sì e dipingo anche mentre cucino: miscelo, fondo. Amo l’astratto perché mi diverte sperimentare la materia che poi porto anche nel ritratto. Ora sto anche applicandomi nella riparazione dei vasi come una sorta di kintsugi. Vado a recuperare, sublimando la spaccatura”.

Roberta Pontandolfo

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