Come Nino Manfredi in “Pane e cioccolata” Edmo Vandi ricorda la sua avventura in una birreria in Germania e le difficoltà di essere riccionese ed italiano all’estero.
COME IN “PANE E CIOCCOLATA”
Ho rivisto recentemente il film di Franco Brusati “Pane e cioccolata” del 1973, dove un grande Nino Manfredi interpreta un emigrato italiano che cerca di mime- tizzarsi nella realtà svizzera ossigenando- si i capelli e parlando un italiano stentato. Il tutto però precipita quando, trovandosi in un bar, circondato da pseudo amici svizzeri e assistendo ad una trasmissione televisiva dell’incontro di calcio Italia-Inghilterra, soffre in silenzio il rumoroso tifo dei presenti per la nazionale britannica e le fasi negative degli azzurri. Ma all’improvviso l’Italia, dopo un’azione magistrale, segna un gol decisivo e spettacolare. A quel punto il “biondo” Nino per un attimo si trattiene ma poi scoppia in un urlo altisonante e liberatorio tradendo così la sua vera origine e la sua anima patriottica.
EDMO IN GERMANIA
Ero andato a far visita ad un mio amico tedesco conosciuto in estate a Riccione, Dieter Paulmann, nella città di Braunschweig. Dieter, scoprii, era un assiduo frequentatore di Kneipen (Osterie)- (anche in Italia si ubriacava!) e per presentarmi ai suoi amici mi portò nel suo ritrovo abituale.
IL TIFO IN BIRRERIA
Atmosfera fumosa, birra a fiumi, ballerine dalle scollature generose che segnavano nei sottobicchieri due o tre birre anzichè una. Ma il clou della serata era in televisione. Seguito da un tifo assordante, stavano trasmettendo un confronto di pugilato dilettantistico fra le Nazionali di Germania e Italia. Tra le edificanti espressioni: “Mach ihn tot” (uccidilo) e “Mach ihn fertig” (finiscilo) si stava verificando un ecatombe di pugili italiani. Dai pesi gallo in avanti tutte vittorie dei più muscolosi teutonici. Soffrivo ma cercavo di non darlo a vedere. Poi, ultimo incontro: Pesi massimi.
Un lardoso tedesco contro un intimorito italiano di pari stazza. Infatti le prime due riprese furono uno strazio fra urla e inviti a “finirlo” e concludere così in bellezza la carneficina. Ma a metà della terza ed ultima ripresa, avvenne un fatto sconvolgente. L’italiano con un gan- cio destro preciso, colpì il gigante tedesco al mento facendolo crollare pesantemente al tappeto dove rimase per il conto totale. Silenzio glaciale tutt’attorno (si sentivano soltanto i rutti animaleschi dei presenti). Io non seppi trattenermi e, balzato in piedi urlai tutta la mia sofferta e repressa italia- nità. Le reazioni non si fecero attendere: “Fascist !”, “Mussolini !” “Betruger” (traditore) “Scheissitaliener!”.
LA FUGA ED IL SALUTO FINALE
A questo punto cercai in tutta fretta l’uscita infilandomi nel primo taxi abitualmente pronto per portare a casa gli ubriachi. Alla fine della corsa il tassista mi disse gentilmente: “Macht zehn Mark Scheissitaliener “ (Fa dieci Marchi italiano di merda). Gli risposi: “Ecco quà tassista del c….!”. Fu dunque un “Pane e cioccolata” in versione “Wurstel e birra” molto istruttivo per rendersi conto di come si vive da emigrante nei paesi stranieri.
Edmo Vandi