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1948 quando alle Manfroni di Riccione era obbligatorio il grembiule nero

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Mirella Vandi Mazzotti ricorda la sua esperienza nel 1948 alla Scuola Media Manfroni guidata dal Preside Giuseppe Ortalli e con in classe l’esigente professoressa Gioconda Mancini. L’ora di ginnastica si teneva nei mesi invernali nella Pensione Casadio.

La scuola media Manfroni, nel 1948 ospitava due sezioni: una maschile e una femminile. Quella femminile era nelle sede principale, dove avevano posto anche la segreteria e la presidenza, quella maschile era nella casa di adiacente, dove abitava il bidello Coccia, con la sua famiglia. In classe con noi c’era anche una ragazza che proveniva da un paese dell’interno: si chiamava Silvana Saioni e stava in pensione proprio presso la famiglia del bidello. Quindi quella scuola veniva frequentata da parecchi studenti che venivano da altri comuni.

Nella nostra classe, oltre a noi che venivamo da Cattolica, c’erano altre due ragazzine che vivevano in un collegio di Miramare.Nella villa di fronte alla scuola abitava il preside, il professor Giuseppe Ortalli. Tutto lì come, come se fosse tutto in famiglia.

L’IMPATTO CON LA PROFESSORESSA DI LETTERE GIOCONDA MANCINI
Però l’impatto con questa nuova realtà fu un po’ duro. La severissima professoressa di lettere Gioconda Mancini ci mostrò come era la vera scuola, non tanto per le difficili regole da applicare in latino, che a me piaceva molto, quanto per le interminabili parafrasi dell’Iliade che spesso ci tenevano impegnati fino a tarda notte.

Anche le materie orali non erano difficili, ma sotto lo sguardo freddo di lei le parole non volevano venire fuori. Per fortuna mi salvavo con i compiti scritti di lingua italiana: un foglio bianco non mi aveva mai fatto paura, trovavo sempre le parole da dire.

IL GREMBIULE NERO
A quel tempo, come in tutte le scuole, portavamo rigorosamente il grembiule nero, sul quale potevamo sbizzarrirci a portare un colletto che non aveva regole, poteva essere anche di pizzo, purché fosse bianco. Non si usava portare le tute e, anche per la ginnastica, usavamo il grembiule nero. Un’altra regola era portare un paio di mutandoni neri con l’elastico alle cosce per ricoprire la biancheria intima.

L’ORA DI EDUCAZIONE FISICA

Mirella Vandi Mazzotti nel 2020, insegnante in pensione ed autrice del libro “E il treno passò…tra le terra dei campi e la sabbia del mare” da cui è tratto questo racconto.

Non esisteva una palestra e le lezioni venivano tenute durante l’inverno nella Pensione Casadio, adiacente alla scuola, e in primavera nel cortile della scuola. L’insegnante ci aveva illustrato cos’era un asse di equilibrio e poiché l’attrezzo non c’era l’esercizio si seguiva lo stesso, si segnava col gesso una riga sul pavimento poi, una alla volta salivamo su questa riga “Pronti, salire!” Salivamo col piede sinistro e con le braccia in fuori avanzavamo un piede alla volta facendo con la gamba una circonduzione e poi scendevamo. Era divertente: si faceva quello che si poteva, con tanta buona volontà da parte di tutti.

 

 

LA PRIMA BIRO
Era in questa scuola, quando vidi per la prima volta una “biro”, la prima penna sfera. Noi usavamo la penna stilografica, una conquista rispetto alla cannuccia col pennino da intingere nell’inchiostro che si usava le elementari. Fu un insegnante di matematica che la usava per correggere i compiti: ne aveva una rossa e una blu, oggi sembra una cosa da nulla ma anche quella era una piccola tappa del progresso.

Mirella Vandi Mazzotti

EDUCAZIONE FISICA ALLE MEDIE MANFRONI NEGLI ANNI SEGUENTI

Interessante la testimonianza della Prof. di Educazione Fisica Anna Maria Marabini “Quando ho iniziato ad insegnare Educazione Fisica alle Manfroni nel 1969 la palestra non c’era e le femmine facevano attività in una saletta del Bar Italia mentre i maschi col Prof. Michelini andavano nella piazzetta vicino alle poste. Nel 1970 alcune classi andavano bella sala in via Corridoni e altre classi nella sala del bar Italia. Le sezioni erano dalla A alla H quindi c’erano due insegnanti di Educazione Fisica.Anche se con disagio per mancanza di attrezzature sono stati anni bellissimi e ho molti ricordi delle mie alunne”. Mentre la ex alunna Lucia Tombari ricorda “Ho frequentato le Manfroni nei tre anni dal 1962 in poi sempre col grembiule nero e sempre al primo piano di Villa Franceschi (al secondo piano nasceva la prima biblioteca di Riccione). Educazione Fisica , noi femmine la facevamo in un villino ( fatiscente! Ora non c’è più..) accanto alle Poste, al piano terra c’era un calzolaio”.

Maria Grazia Cenci aggiunge “Quando ho frequentato io le Manfroni, credo dal 1968 al 1970 si portava ancora il grembiule nero. Le lezioni di educazione fisica le facevamo in un salone sopra il mercato coperto di via Corridoni. Da lì a poco costruirono la palestra di via Martinelli. Continua il valzer dei ricordi Giovanna Tonini “La mia frequenza alla ” Manfoni ” risale agli anni ’60. Rigorosamente grembiule nero e un cordoncino al collo, di diverso colore, per distinguere le varie sezioni. Educazione fisica nel villino, che ora non esiste più, vicino alle Poste. Poi è Luca Rigobello a precisare come “Nel 1970 le sezioni G ed H (lingua inglese) furono trasferite in via dei Mille e ginnastica la facevamo nella pinetina vicino al comune. Ora c’è il parcheggio”. Fino ad arrivare al passato recente con la ex alunna Barbara Broccoli “Io  ho utilizzato la palestra di via Martinelli, col prof. Sciara. Ho frequentato dal 1984 all 1987 la sezione E”.

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