Maria Santini festeggia 100 anni dopo essere passata attraverso la guerra e il boom economico di Riccione. A raccontare la sua storia il nipote Andrea.
Maria Santini, la Nonna Maria, nasce a Montegrimano il 23 febbraio 1921. Una vita passata a fare fatica la sua, prima coltivando la terra con i genitori e crescendo i suoi 7
fratelli e sorelle più piccoli, poi badando a figli, nipoti e pronipoti.
MARIA LA GUERRA E I NAZISTI
C’era poco tempo per gli svaghi, quella volta, c’era tanto da fare e poco da lamentarsi: era finita la Grande Guerra e la vita doveva andare avanti. Nel 1937 sposa Giovanni Casali e proprio durante la Seconda Guerra Mondiale nascono i tre figli: Enzo e le gemelle Giannina e Carla. Erano periodi difficili, i nazisti volevano mangiare e mentre il nonno doveva darsi alla macchia o nascondersi nelle case altrui per sfuggire alla deportazione, la nonna Maria si fingeva vedova, preparava i pasti e lavava i vestiti a quei maledetti, mentre i figli piccoli chiedevano le dovute attenzioni.
1957 MARIA SI TRASFERISCE A RICCIONE
Nel 1957 le cose finalmente migliorano, la famiglia si trasferisce a Riccione e la nonna Maria passa dal distruggersi la schiena nei campi al distruggersela negli alberghi, per poi lavorare in seguito al servizio di una famiglia benestante e, per arrotondare, pulendo le scale nei condomini.
In quegli anni non c’erano svaghi o hobby, si mettevano i soldi da parte per affrontare le avversità e salario dopo salario, finalmente, arriva il 1960, anno in cui i nonni comprano un terreno e costruiscono la casa dove abita attualmente la nonna Maria.
LA CIAMBELLA DI MARIA
Ne ha viste tante la nonna, con 6 nipoti e 9 pronipoti ha preparato parecchi padelloni di lasagne per tutti… Infatti quando andavi da lei c’era sempre qualcosa da mangiare, ci ha cresciuti e badati quando i genitori dovevano lavorare, ha sempre assecondato le richieste e le lagne di tutti. Ma soprattutto ha sempre fatto quella ciambella che ancora nessuno ha capito come replicare, anche perché se le chiedi quanto zucchero ci devi mettere, la risposta è sempre la stessa: “Quel c’uj vo”. Passano gli anni, noi pronipoti diventiamo grandi e la (bis)nonna è sempre più curva su una schiena che ha lavorato tanto, troppo, ma la testa è sempre lucida: sta sempre a quella finestra dove vede passare chiunque e prima che tu le possa dire qualcosa arriva lapidaria la domanda “T’at si fat la murosa, eh?”.
TANTI AUGURI MARIA!
Implacabile, come un cecchino. Son 15 anni ormai che a ogni compleanno ti ringrazia per gli auguri e dice che “quest’anno è l’ultimo”, ma forse non ci crede nemmeno lei… Intanto a 100 ci sei arrivata, nonna.
Tu continua a ripeterlo, che porta bene!
Andrea Batarra